Teatro: la poesia e la musica di Matteo Salvatore tornano in scena con Rubini

AVELLINO – La poesia e la musica di Matteo Salvatore, condensate nella voce narrante di uno degli attori più surreali del panorama cinematografico italiano. Le parole e le sonorità del “cantautore degli ultimi” risuoneranno dal vivo con le musiche di Umberto Sangiovanni e la Daunia Orchestra.
Al Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino arriva Sergio Rubini con “Di Fame Di Denaro Di Passione”, uno spettacolo in omaggio al grande Matteo Salvatore, martedì 18 febbraio alle ore 21.
“Di Fame di Denaro di Passione” è il secondo appuntamento con il teatro di narrazione del cartellone “Civile” del “Carlo Gesualdo” di Avellino, organizzato in sinergia con il Teatro Pubblico Campano diretto da Alfredo Balsamo.
Sergio Rubini, dopo aver sdoganato l’inconfondibile dialetto barese nei film di Gabriele Salvatores e Giuseppe Piccioni, racconterà al pubblico del Teatro “Gesualdo” di Avellino uno dei grandi interpreti della cultura popolare del mezzogiorno, in un viaggio tra le parole e la musica di Matteo Salvatore, il cantastorie pugliese, poeta degli “ultimi”, che con le sue ballate ha raccontato se stesso e la sua quotidianità.
“Di fame di Denaro di Passioni” è anche la storia di un pugliese che racconta un altro pugliese. Un modo per restituire, attraverso l’Arte de Teatro, quella di Rubini, e l’Arte della Musica, quella di Salvatore, che sul palco del “Gesualdo” rivivrà grazie alla magistrale interpretazione riarrangiata da Umberto Sangiovanni al pianoforte e alle composizioni, Gabriella Profeta alla voce e Adriano Mactovich al basso, la giusta ribalta ad un genio troppo velocemente dimenticato.
Quello di Rubini è un viaggio immaginifico nel Gargano degli anni ’20 in cui il pubblico del “Gesualdo” rivivrà, attraverso la sua voce scura, la nera miseria degli analfabeti pugliesi, i “cafoni”, quelli che la vita toglie tutto e restituisce niente, quelli che cercano riscatto oltre confine, nella Germania, quelli che rubano l’amore nei campi e che poi riparano con il matrimonio, quelli che sognano una vita migliore, un’opportunità di riscatto, perché sognare è l’unica cosa che ancora non si paga.
Anni 20 in cui Salvatore cominciò a scrivere le sue canzoni su commissione, quasi per convincersi che quella poteva essere la strada giusta per portare al suo stomaco “Maccaroni e carne pe’ putè ballà”. Con il passare degli anni la sua opera passerà dal grande affresco di povertà e dolore al benestare di un’agiatezza forse mal gestita. Le sue ballate, i suoi versi ancora oggi brillano di una bellezza sofferente, di una straziante realtà che spesso si mischia alla follia.
I biglietti per assistere al secondo spettacolo della rassegna “Teatro Civile” sono ancora disponibili presso i botteghini di piazza Castello.