Presentazione del volume di Celestino Genovese “Il Caffè delle Due Porte – 1848”

Trentadue delle aziende di abbigliamento presenti al prossimo Evening Dresses Show hanno realizzato e disegnato un outfit che rispetti i criteri della modest fashion, la linea che propone capi di abbigliamento per tutte le donne che amano la moda nel rispetto delle leggi coraniche. Un messaggio di integrazione e di multicuralità da parte del Made in Italy sartoriale del Sud Italia, che sposa in pieno una moda senza barriere e confini. Non a caso il salone degli abiti da sera, che ritorna per il terzo anno consecutivo alla Stazione Marittima Zaha Hadid di Salerno, il 2 settembre porterà in pedana 44 suoi espositori di abbigliamento per una sfilata collettiva con due outfit per brand, insieme alla preview di un outfit disegnato e realizzato con criteri modest fashion da 32 aziende di abbigliamento moda donna presenti. Sono i prodromi di un progetto retail internazionale varato lo scorso febbraio da South Italian Fashion, il nuovo consorzio nato tra le sole aziende moda del Sud Italia (la preziosa fucina della più alta couture contemporanea italiana), finalizzato all’internazionalizzazione di un numero consistente di capsule collection Muslim  di fascia medio-alta, realizzate con criteri, con il gusto e con procedimenti sartoriali squisitamente Made In Italy. Qualche esempio: il robe-manteau con taglio smoking di Sartoria 74, la petit robe noir di Simonetta Ricciarelli che vara la sua prima collezione Noir fatta solo di tubini neri, i caftani da sera con i colori della Costiera Amalfitana di La Dolce Vista, l’outfit rosso ciliegia con Hijab di pizzo creato da Maja, i completi fluidi di seta blu China di Gianni Cirillo, la gran soirée di Michele Miglionico, di Nino Lettieri, di Ferdinand, di Valentina d’Alessandro, di Maria Elena di Terlizzi, dell’enfant prodige Arianna Laterza,  fino all’abito evening-sustainable di Nanaleo e alle mise contemporary muslim che intrecciano fili di pelle upcycling  siglate Emoba. La modest fashion propone capi di abbigliamento per tutte le donne che amano la moda nel rispetto delle leggi coraniche (capo coperto, lunghezze alla caviglia, nessuna trasparenza né silhouette segnate) e rappresenta un mercato in crescita vertiginosa con cifre stimate a quota 484 miliardi di dollari (nel 2013 spendeva 266 miliardi in abbigliamento e accessori, 4,3 miliardi acquistati online) e che, per questo sta catalizzando l’attenzione e l’interesse dell’intero sistema moda mondiale. Il progetto Italian Muslim Wear diventa così una portentosa rampa di lancio per le aziende individuate, pronte a produrre e a commercializzare una nuova Muslim ready couture disegnata e realizzata nei loro laboratori e, al di là del business getta di fatto un ponte tra due culture, già tracciato dalla storia del nostro sud, dove le influenze arabe sono evidenti nell’arte e nelle tradizioni.