“Peul” è il nuovo brano del compositore, cantante e polistrumentista Umberto Vitiello

Dopo l’uscita del singolo “Linea di confine”, torna il compositore, cantante e polistrumentista Umberto Vitiello con un nuovo brano che, anche questa volta, ci trasporta verso un altro emisfero del mondo, questa volta l’Africa dei peul:
«Dalle nebbie della memoria è saltato fuori questo proverbio in lingua pulaar, metricamente calzante e con un suono estremamente musicale, anche se il contenuto non era però il massimo del politicamente corretto: “Tutto ciò che l’uomo raccoglie con il proprio lavoro la donna lo mangia”. Ho pensato, quindi, di cantarlo invertendo in modo alterno parole e ruoli, tanto più che mia figlia lo avrebbe cantato con me. Occorre dire che, in realtà, i proverbi sessisti esistono in tutte le culture, purtroppo, e solo in Italia ne ho contati almeno una quindicina. Ho conosciuto tantissime persone di etnia peul, quando vivevo a Dakar, e mi hanno sempre colpito per il loro calore umano, per la loro generosità, senso dell’umorismo, dolcezza, allegria, vitalità e… particolare bellezza. In Senegal c’è una grossa comunità peul che resta comunque una minoranza, mentre in altri paesi dell’Africa occidentale sono molto più presenti, anche con altri nomi: fulani, fula, fellah, fulbe, bororo, wodaabé, pulaar e pular».
“Peul” anticipa l’uscita del nuovo album dell’artista, “Temporada”, in uscita per Aventino Music.
«Il brano è stato scritto e registrato durante i due mesi di lockdown del 2020. Credo che per tutti, durante quella prima chiusura, siano emersi elementi di riflessione non comuni. Beh, io, di getto li ho canalizzati, circondandomi di suoni, molti dei quali quasi dimenticati e di colpo ritrovati: qualche microfono al centro di una stanza, per poter registrare, e qualsiasi mezzo di trasporto a disposizione per poter “viaggiare”».
Registrato interamente dallo stesso artista, “Peul” è stato missato presso gli studi della Aventino Music e masterizzato da Dario Giuffrida.
«Su questo brano sono soltanto io a suonare e mi “splitto” tra percussioni (una decina di strumenti diversi), batteria, chitarre varie e un altro piccolo plettro, tastiere e basso. Unica ospite, mia figlia Priscilla, a dividere con me le parti vocali».