Le poesie sul Natale di Italo Cafasso, un poeta irpino “figlio di questa terra”

Trovarsi e perdersi. Poi ritrovarsi di nuovo nelle strofe di una canzone, nelle rime di una poesia. Questa in sintesi la vita di Italo Cafasso, un uomo comune, un figlio di questa terra, che ha fatto della poesia una ragione di vita- Ed è stata proprio la poesia a muovere le sue prime emozioni, i suoi primi contatti con una realtà che sicuramente non è iniziata nel migliore dei modi per un giovane ragazzino di Altavilla, che a soli cinque anni fu costretto a salutare il papà, minatore, ucciso dal duro lavoro ra quello zolfo che danneggiò irrimediabilmente i suoi polmoni. A cinque anni il dolore non si comprende in pieno, sarà poi il prosieguo della vita ad insegnare ad Italo come reagire, come costruire e costruirsi un futuro, una famiglia, una casa, l’affetto di tanti amici. Ma dopo la perdita del padre il piccolo Italo dovette fare i conti con un altro distacco. Dalla madre e dalle due sorelle, ma soprattutto dal suo fiume, da quei campi giù al Ponte dei Santi, che ama ancora e che considera la sua casa infinita. La madre vedova, costretta al duro lavoro tra i campi prima e poi da emigrante a Napoli fu costretta d affidare i figli al “collegio”. Un parola che allora faceva terrore, perchè significava solo distacco, oggi invece Collegio ed ospizio sono luoghi comuni. Fi così che Italo si trasferì in quel di Napoli, al Rione Don Guanella, dai salesiani di Don Bosco. E’ qui che inizia il romanzo di Italo Cafasso, una strada in salita, una salita ripida, piena di ostacoli, che grazie al cuore di un poeta è stata percorsa senza mai ruzzolare all’indietro. Le scuole d’obbligo dai Salesiani, poi il corso di avviamento in Toscana, dove diventa tornitore meccanico. Nel frattempo nasce la vena poetica, le prime rime solo per la famiglia che sente vicina, nonostante le vicissitudini della vita. Sono per la sua terra, per i suoi campi. Ma nella sua poesia c’è anche quella voglia di reagire, di superare le difficolta. I suoi versi iniziano a raccontare il mondo, un mondo che prende a pugni tutti, non solo Italo. Nella sua poesia c’è tutto l’orgoglio di chi vuole realizzarsi e la dignità di chi sa di non dover piangere sulle difficoltà: ma affrontarle. Ma er Italo la vita si fa sempre più difficile, appena maggiorenne è costretto ad emigrare in Germania per un periodo di specializzazione. Da qui in Svizzera per il suo primo lavoro in fabbrica. Nello stato dei quattro cantoni l’incontro con la moglie Oresta, di Capriglia, anch’essa emigrata con la famiglia. Nasce l’amore, quell’amore che Italo aveva solo raccontato nelle sue composizione. E’ a questo punto che la semplice rima si armonizza fino a diventare canzone. Il tempo è poco se la fabbrica ti prende, meglio viaggiare, pensare e sognare. Così Italo lascia il lavoro al chiuso e sceglie un altro mestiere. Forse più faticoso, ma che gli da il tempo per sognare, per pensare, per trovare parole e metrica.Arrivano i festival, quello di Napoli con la canzone “Sulo cu me” cantata da Tony Bruni, Poi altri festivale in giro per l’Italia e l’Europa. I dischi, i successi, Italo cafasso è ormai un compositore. Ma la vita gli ha insegnato a non perdere di vista la realtà. Grazie al sostegno incondizionato della moglie Oresta, Italo concilia bene lavoro e poesia. Nicola di Bari, Domenico Modugno, Raul Casadei, Toni Dallara, Mino Reitano, Anna Identici, Luoiselle, e tanti altri interpreti della canzone Italiana gli chiedono testi. Ma la sua è una vena poetica particolare, le sue rime sono vere e proprie ricerche. Prima con gli inni allo sport, poi quelli religiosi, poi le ballate popolari. Tantissimo se si pensa che il giovane Italo ha avuto solo gli insegnamenti dei Salesiani e le scuole dell’obbligo. Ma come dice lui : “il cuore non ha bisogno di andare a scuola…” Oggi Italo si gode la sua onesta pensione in quel di Capriglia Irpina, la sua casa è meta continua di artisti giovani e meno giovani che gli chiedono una poesia, una canzone. Italo sorride, il suo cervello è già messo in moto, e nel giro di due giorni, al massimo tre, sono pronti spartito e testo. Tra una poesia e l’altra, tra una partita a carte ed una cenetta, se per caso attraversate Taverna Orneta, e sentite suonare la vita e la natura, non potete sbagliare è Italo che la fa cantare. Il poeta dalla storia semplice, una storia dove ha sempre parlato il cuore e dove l’amore sarà sempre protagonista.
Natale dov’è
Si uccide al buio,
si muore per strada
senza un perchè…
Gente assassina
si dichiara innocente
e non pensa mai al male che fa.
I bimbi orfanelli
aspettano invano
il padre ammazzato,
donne infelici stringono al petto
un corpo senz’anima!
Al mondo
se ci sono queste belve impunite
non esiste giustizia
che ripaghi il dolore.
Forse il freddo del nord
fa sentire qui dentro
un rimorso pungente:
L’amore cos’è…?
Natale dov’è….?
Italo Cafasso
Ritorna il Natale

C’è aria di festa
intorno a me
seppure nel mondo
la miseria abbonda:
uomini sconvolti
dal presente incerto
vagano nel buio
mentre guerre perdute
non finiscono mai.
solo l’innocenza
di un bimbo appisolato
fa sperare qualcosa:
forse pensando a lui
qualcuno diventa migliore.
Ora un po’ di calore
riscalda l’anima
anche se fuori
fa freddo
Italo Cafasso