L’arte di Giuseppe Amoroso De Respinis in mostra a Lioni

LIONI – “L’Arte degli stati d’animo” è il titolo della mostra che l’artista altirpino Giuseppe Amoroso De Respinis  presenta nei locali del Bar “San Bernardino” a Lioni dal  01 dicembre 2013 al 07 gennaio 2014.
Questo evento  è un ‘ulteriore occasione per far conoscere al pubblico l’arte del giovanissimo santangiolese: infatti, da un decennio, con colpi di spatola e pennello, creazioni ceramiche trasmette quelle che sono le sue emozioni e i suoi stati d’animo.
Nato nel 1990 a Bisaccia (AV), risiede a Sant’Angelo dei Lombardi (AV) attualmente frequenta la Magistrale in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Salerno. Sin da piccolo, senza tralasciareil suo percorso di studi, trova grande interesse nell’incantato mondo dell’arte: a tal fine, da diversi anni, è allievo dell’artista avellinese Augusto Ambrosone di cui frequenta il laboratorio di Pittura e Ceramica. Nonostante la giovanissima età, l’artista vanta un curriculum di rilievo: sin dall’inizio della sua attività  presente  in varie ed importanti mostre e rassegne nazionali ed estere ricevendo riconoscimenti critici e premi, come la Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana. Nel 2013 , il premio di secondo classificato al Concorso d’arte “Il Pendio” a Corato  (BA) e la Targa al Premio “D’Annunzio” a Francavilla a Mare (CH) arricchiscono la sua bacheca. Opere e rassegne a cui partecipa sono documentate da cataloghi, riviste d’arte, organi d’informazione.
II giorno 14 dicembre 2013, alle ore 19.00, in occasione della presentazione del libro “Sant’Angelo dei Lombardi , parole e immagini” di Michele Vespasiano, l’artista Giuseppe Amoroso illustrerà al pubblico le sue opere su tela e ceramica. All’evento, con la presenza dei sindaci di Conza della Campania, Lioni, Nusco e Teora, di Associazioni turistiche ed Ambientalistiche si discuterà anche delle problematiche del nostro territorio quali costruzione dell’elettrodotto , installazione di pale per l’energia eolica ,  trivellazioni, soppressione di uffici e servizi, mortificando, per “l’ennesima “volta le popolazioni dell’Alta Irpinia.