L’Africa Chiama: “Un pensiero per tutti voi! Giornata Internazionale dei Diritti della Donna”

L’8 Marzo si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, più comunemente conosciuta come la Festa della Donna.
Una giornata istituita per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo.
 
Noi de L’Africa Chiama abbiamo deciso di celebrare l’8 Marzo condividendo con voi tutti il racconto di Marie Moeller, volontaria in servizio civile ad Iringa (Tanzania): dedicate qualche minuto del vostro tempo per leggerlo e celebrare così una giornata così importante!
 
Buona festa della donna a tutte e a tutti: che sia davvero l’occasione per riconoscere e difendere i diritti di ogni donna.
 
In Tanzania in strada puoi trovare botteghe, sartorie e moltissime donne che dietro al loro banchettino di legno vendono verdura, frutta, mandazi e altre delizie fritte. Donne bellissime nei loro vestiti colorati che avvolgono chapati in fogli di giornale, prendono 100 scellini e proseguono con il cliente successivo.
Quando ci si sposta appena fuori in campagna si vedono donne zappare la terra e piantare fagioli e mais. Spesso con un bambino legato alla schiena. Fuori dalle case ci sono donne sedute a lavare i panni ed a cucinare uguali e verdure, sempre con almeno due bambini che le gironzolano attorno.
Queste sono scene tipiche della vita africana, che più di una volta hanno fatto sorgere in me molteplici domande su cosa realmente si nascondesse dietro alla condizione femminile in Africa, specialmente in Tanzania. Queste donne sono contente con quello che fanno o sono donne che vorrebbero fare di più ma che conoscono solo questo stile di vita?
Essere donna in Tanzania è faticoso, significa accudire i figli, cucinare, lavorare, portare a casa i soldi, spesso da sola. Significa ingiustizia e sottomissione.
Ancora oggi, nel 2021, la società tanzaniana risulta prettamente maschilista e ostile al cambiamento. Inizia già nella scuola elementare, dove alunne ed alunni hanno diversi compiti in base al loro sesso. A casa l’educazione è patriarcale, le figlie femmine vengono istruite fin da subito ad essere delle piccole casalinghe: si occupano dei loro fratellini, cucinano e lavano. Anche nei media la donna viene raffigurata in modo sessista, un esempio sono i video musicali Bongo Flava, stile musicale in voga in Tanzania, che trasmessi in ogni posto con una tv. In questi video le donne vengono rappresentate come oggetti, quasi nude, da essere conquistati e possedute. 
 
Come può avvenire allora un cambiamento verso una vera uguaglianza di diritti fra uomini e donne, non solo teorica ma reale e pratica?
Partendo dalle donne stesse.
Infatti ci sono donne tanzaniane che hanno avuto la possibilità di studiare e che ricoprono incarichi importanti nell’amministrazione pubblica, in politica o negli ospedali. Tuttavia sono ancora in minoranza ed appartengono alla fascia di popolazione più benestante del paese. 
 
In più ci sono sempre più iniziative che danno la possibilità a donne, che non hanno i mezzi di accedere all’educazione, di crescere e di poter decidere del loro futuro.
Anche il progetto Kipepeo si impegna a promuovere progetti che favoriscano l’autonomia come il corso sul microcredito o su come creare un attività generatrice di reddito, in modo che le mamme possono essere indipendenti. Vengono accompagnate da Wende e Eliza che con dedizione ed impegno si battono per queste donne e i loro bambini. Mama Jacky, così, ha potuto inaugurare la sua piccola sartoria, abbiamo seguito Mama Agnes nel suo percorso ad aprire un piccolo negozietto di frutta e Mama Ima è ora famosa nel suo quartiere per i suoi chapati buonissimi.
Sono storie di donne forti come queste che danno speranza nel lento e difficile cambiamento di mentalità e che per me rappresentano la vera forza dell’Africa. Sono storie che raccontano di rinascita, forza e bellezza. Sono storie scritte al femminile.