Convegno residenziale sulla Sanità di Prevenzione di Laceno, giornata dedicata alle piccole produzioni locali

La tutela delle piccole produzioni locali inizia da Laceno. Si è aperto questa mattina, presso l’Hotel Taverna Capozzi, il 29esimo Convegno Residenziale sulla Sanità di Prevenzione, organizzato e promosso dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno in sinergia con l’ordine dei Medici Veterinari di Avellino e la Asl di Avellino.
Nel corso della tavola rotonda, si è affrontato il tema delle piccole produzioni locali e dei territori di qualità. “Abbiamo voluto mettere insieme tutti i soggetti coinvolti per gettare basi concrete per un progetto serio a tutela delle piccole produzioni locali”, ha dichiarato Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.
“Per difendere le nostre eccellenze – ha aggiunto – bisogna fare fronte comune e portare le nostre istanze alla Commissione Europea che, altrimenti, rischia di schiacciare le specialità tradizionali a favore delle grandi filiere. La Campania ha una biodiversità unica che è nostro dovere tutelare”. “Abbiamo voluto coinvolgere nel dibattito anche alcuni rappresentanti delle nostre produzioni di eccellenza. L’obiettivo è quello di uscire da questo convegno con un documento programmatico da presentare alle Istituzioni locali al fine di definire una normativa concreta e seria a tutela delle nostre piccole produzioni”, ha concluso.
“Presso la sede della Asl di Avellino è stato attivato con delibera della Giunta Regionale il Centro di riferimento regionale per la sicurezza della ristorazione pubblica e collettiva delle produzioni agroalimentari tradizionali (CRIPAT) e ci occuperemo attivamente della tutela delle produzioni tradizionali”, ha dichiarato Vincenzo D’Amato, presidente dell’Ordine dei Veterinari di Avellino.
“Stiamo collaborando con tutte le istituzioni – ha concluso – affinché queste produzioni possano essere conosciute anche dal grande pubblico e non solo dagli addetti ai lavori”.
Presente anche il sindaco di Bagnoli Irpino, Filippo Nigro, che ha voluto portare il suo saluto, e Maurizio Petracca, presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio Regionale della Campania che ha dichiarato che “Le produzioni agroalimentare di qualità rappresentano un punto di forza della ruralità campana, in particolare delle aree interne. Oggi la nuova programmazione comunitaria contiene opportunità anche in questo senso. È di queste ore la notizia della conclusione dell’iter di modifica del PSR 2014/2020”. “Come commissione Agricoltura del Consiglio Regionale della Campania abbiamo redatto un documento che conteneva diverse ipotesi di modifica del piano. Quelle modifiche sono state accolte. Oggi, perciò, si può davvero dire che il PSR, con l’imminente pubblicazione di tutte le tipologie di intervento, può rappresentare una straordinaria occasione di sviluppo e di crescita”, ha concluso.
Significativo, nel corso della tavola rotonda, moderata da Valerio Calabrese, responsabile Agricoltura di Legambiente Campania, l’intervento di Angelo Citro della Asl di Salerno che ha presentato un progetto realizzato con l’IZSM, la Asl e, a livello nazionale, con la Fnovi a tutela delle antiche tecnologie di produzione. “Abbiamo studiato tutti i prodotti tradizionali – ha spiegato Citro – per certificare la salubrità delle produzioni realizzate con tecniche antiche e, dopo un censimento, abbiamo formato e assistito gli operatori nella gestione delle buone pratiche di produzioni”.
“Quando si parla di piccole produzioni locali, si parta di prodotti che fanno parte di territori poveri, ma questo è un preconcetto che dobbiamo eliminare”, ha dichiarato Luigi Zicarelli del dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. “Un prodotto – ha poi concluso – è valido se è unico ed è nostro dovere conservare questi prodotti e preservare e tutelare la loro unicità perché questo è il vero valore aggiunto delle nostre produzioni di eccellenza”.
“Bisogna cominciare a studiare la capacità di resilienza delle aziende perché proprio alla base della chiusura di molte imprese agricole c’è la mancanza di fare rete. L’unicità è il vantaggio delle piccole produzioni, ma se non ci si costruisce un modello che possa realmente portare sviluppo all’intero territorio di appartenenza, rischiamo che si disperda e rimanga fine a se stessa”, ha aggiunto Fabian Capitanio, del dipartimento di Economia e Politica Agraria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
“L’intero territorio campano ha una riconoscibilità a livello di immagine che pochi altri possono dire di avere” ha dichiarato Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop. “Stiamo parlando di un territorio dalle enormi potenzialità, ma prima di tutto bisogna stare attenti a non scambiare le piccole produzioni locali per folklore e, poi bisogna investire su ricerca, logistica e formazione, perché solo con la qualità noi riusciamo ad essere competitivi sui mercati”.
Alfonso Gallo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno ha fatto il punto sulla filiera della canapa che, negli anni 50 vedeva la Campania tra le regioni leader nella coltivazione di questo prodotto, il cui seme “è ricco di sostanze nutrienti e fibre, ha elevate proprietà nutraceutiche e può essere utilizzato in diversi modi come olio, farina che è priva di glutine, latti vegetali”. “L’IZSM ha accreditato le metodiche per definire i residui dei prodotti cannabinoidi alimentari per dare un contributo concreto alle aziende che vogliono investire in un mercato che è in continua espansione”, ha concluso.
Alcuni produttori di eccellenza hanno poi presentato la loro esperienza. Il vitivicoltore irpino Luigi Tecce ha spiegato che “i grandi numeri non devono essere l’obiettivo da raggiungere perché si possono produrre pochissime migliaia di bottiglie in un piccolo comune della provincia di Avellino e suscitare l’interesse in tutto il mondo”. “Dobbiamo avere la capacità di comunicare quello che facciamo di buono e credere in quello che vogliamo realmente realizzare, perché c’è una richiesta in tutto il mondo di prodotti autentici”. Franco Pepe, di Pepe in Grani, ha spiegato: “Nel 2010, in pieno periodo di scandali che vedevano la mozzarella di bufala e la cosiddetta terra dei fuochi al centro del dibattito mediatico, ho realizzato la mia impresa in un piccolo comune dell’alto casertano lasciando la mia azienda di famiglia. Ho creato un tavolo di contadini che, in quatto anni, sono diventati capi di aziende agricole e ho ridato dignità al loro lavoro e ho cercato quel sapere antico di cui sono portatori nella mia azienda”. “Grazie all’IZSM stiamo avviando un percorso virtuoso e, oggi posso dire che le imprese agricole che aderiscono al mio progetto di pizza sono pronte per ulteriore passo in avanti: la certificazione QR Code a tutela della salubrità non solo delle produzioni, ma di tutto il territorio” ha concluso.
Francesca Russo dell’Azienda Agricola Poggio del Picchio punta i riflettori sull’importanza di scegliere prodotti stagionali “perché solo così si aiuta realmente l’agricoltura”.
Paolo Amato, del caseificio Aurora, è convinto che “un prodotto tipico è intimamente collegato al territorio di produzione che, a sua volta, è l’insieme di tante cose: acqua, pascolo, microclima, suolo. Ma che oggi, nei prodotti tipici in genere, la componente storica diventa troppo centrale”. “È fondamentale – aggiunge – anche l’innovazione del prodotto tipico, partendo dalla materia prima di qualità per creare prodotti che la valorizzino al meglio”. “Sarebbe opportuno pensare ad una scuola per insegnare l’innovazione e per formare persone competenti che possano essere, con le loro aziende, competitive sui mercati”, conclude.
“Oggi sempre più la richiesta è che i prodotti che arrivano sulle tavole siano sicuri e di qualità” ha dichiarato Matteo Lorito, direttore del dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. “Di fronte alla richiesta di innovazione sul prodotto tipico noi abbiamo gli strumenti necessari per promuovere il territorio”, ha concluso.
Nel pomeriggio si è tenuta la tavola rotonda dal tema “Il Time Out della Veterinaria Campania”, moderata da Onofrio Manzi, direttore della Sanità animale della Asl di Avellino. Sono intervenuti Umberto Agrimi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità; Alessandro Raffaele, direttore UVAC/PIF di Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia del Ministero della Salute; Paolo Sarnelli, responsabile della UOD Prevenzione e Sanità Pubblica Veterinaria della Regione Campania; Gaetano Oliva, direttore del dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Giuseppe Campanile, professore del dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Matteo Lorito, direttore del dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e Giorgio Galiero, direttore sanitario dell’IZSM di Portici.