“MELA A METÀ” è un brano che sfida gli stereotipi dell’amore esplorando le tensioni tra desiderio e distanza, confusione e attrazione, con un sound energico e parole che sembrano collage emotivi tra pop surrealista e linguaggio da diario segreto. La canzone racconta un amore travolgente, viscerale e imperfetto, giocando con il classico “mito della mela” da una prospettiva diversa, più ironica e irriverente.
Il testo di “MELA A METÀ” è un manifesto dell’amore che non ha voglia di incasellarsi, che ama le stranezze e scavalca gli stereotipi. La “mela a metà” di cui canta ROSSELLA non descrive un incastro patinato tra metà perfette e complementari, ma piuttosto tra identità imperfette, incomplete e storte.
“MELA A METÀ” è un uptempo con un ritmo vivace dal sound shuffle, caratterizzato da sonorità pop rock surrealiste e viscerali e una scrittura cantautorale, schietta e poetica. Le chitarre acustiche ed elettriche sono le protagoniste assolute dell’arrangiamento, mescolate ad una ritmica sostenuta che regala al brano un’atmosfera a contrasto tra l’onirico e il sanguigno.
Spiega l’artista a proposito del brano: “Con questa canzone ho voluto raccontare un amore diverso, più divertito e ironico rispetto al mio debutto, un legame carnale e sentimentale che celebra l’imperfezione e la libertà di essere se stessi. L’ho scritta dopo aver fatto un sogno, e mi piaceva raccontare una storia che fosse un collage tra vita vissuta e immagini più surreali, esattamente come accade nei sogni. Ho immaginato un giro in moto sulla via lattea di due protagonisti quasi usciti dallo schermo di un cinema. Mi divertiva molto l’idea di ribaltare il mito della mezza mela, prenderlo un po’ in giro senza però rinunciare al romanticismo. Credo che la mia generazione abbia molto a cuore la crescita personale, che si riflette anche nel modo di vivere le relazioni. Non serve fare uno sforzo immane per completarsi a vicenda, anche perché è un’impresa impossibile, credo che sia più importante tenersi cara l’imperfezione che ci caratterizza, così come le nostre differenze che sono la cosa più bella che abbiamo in comune. Ho sempre avuto un debole per gli amori che escono fuori dagli schemi, quindi ho raccontato un incontro carico di passione, ma al contempo di emotività. Credo all’imprinting tra le persone e al fatto che ogni rapporto ci dia la possibilità di fare i conti con noi stessi, specie quando ci “riflette gli occhi”, poi sta a noi accettare la sfida o scappare via da ciò che l’altro ci risveglia. Mi sento molto vicina ai valori e alle tematiche della comunità LGBTQIA+ e mi interessava smontare un po’ le etichette e gli stereotipi legati al genere: credo nell’amore libero, in cui non esistono ruoli ma conta il sentire.” |