Parlando del Poeta Rocco Galdieri,  Il Leopardi napoletano con Camillo Caruso 

Le serate che funzionano all’Eliseo e dove tutto è musica e poesia. 

Iniziamo con Salvatore Di Giacomo:

Era de maggio, Luna nova, L’amore abbasato… Stasera si sogna. 

Il verismo nei quartieri, nei vicoli, nelle storie. 

E sì nella vita, l’impressionismo denuncia il degrado della città, nessun giudizio, solo la verità e la realtà sotto gli occhi di tutti.

La stessa Matilde Serao nel ventre di Napoli ne scorge i contorni, le contrarietà e le storie commoventi dinnanzi alla povertà che deriva dall’abbandono del Governo che disinteressato non interviene.

Sarà proprio lei a scuotere affinché ci sia un sventramento dei quartieri e un rinnovamento.

Si continua tra musica e poesia…

La poesia napoletana con Ferdinando Russo, Benedetto Croce e Pier Paolo Pasolini. 

Russo è il poeta irriverente frequentatore assiduo del caffè Gambrinus che porta in versi Napoli, temi delicati come il malaffare, la prostituzione. Con il colore e il calore delle parole napoletane si rappresenta Napoli e il suo Popolo.

Una lingua di immagini, di quadretti e di espressione, ogni singolo vocabolo rende più di mille parole.

È amore, è fantasia, è… Musica e poesia.

È la volta di Rocco Galdieri di Penta il poeta che non parlava la lingua di Salvatore di Giacomo e di Ferdinando Russo, ma la “lingua borghese” quella di casa, tanto che sembra antecedente.

Ha scritto Tarantella e lo spartito è stato trovato in provincia di Bari.

Pier Paolo Pasolini è affascinato dalla Napoliltaneità e si lascia coinvolgere. 

Galdieri, definito il Leopardi napoletano si consuma nel Pessimismo intimo e tocca l’animo. 

Il poeta della saggezza scrive delle lucciole è un poeta narrante di storia vissuta, racconta di fiabe e ci porta lontano, in oriente e ci fa vivere “le mille e una notte”, beffeggia persino  la morte e tra magia e fantasia, tra luci e ombre vincono le lucciole ed esse rappresentano la realtà.

La serata si conclude con una poesia sulle mamme.

Le mamma napulitane… “Ogni mamma tene no core grande, pechè so mamme” e solo loro possono darsi totalmente e se anche un figlio muore lo aspettano sempre. È proprio vero è ammore di mamma. 

Ottima la conduzione di Camillo Caruso con i tanti momenti. E se la poesia trova spazio allora la nostra città si annovera tra quelle che mette l’accento giusto. 

Buona Cultura a tutti