Kanpai Vesuvio, brindisi tra Giappone e Napoli

A Villa Vittoria nel Parco nazionale del Vesuvio il 4 giugno un evento esclusivo che celebra sake e cucina partenopea.

Cosa hanno in comune Giappone e Napoli? E in particolare, cosa può fondere la tradizione e la raffinatezza nipponica con la cultura, i sapori, l’autenticità partenopea? Sembrano due mondi lontanissimi tra loro. In realtà non è così. Possono incrociarsi, e a tratti unirsi, mettendo insieme il sake e la cucina napoletana. La proposta è di Stefania Battiloro, sake sommelier della Sake Sommelier Association, che il prossimo 4 giugno, (ore 19, 30) nella splendida Villa Vittoria a Boscotrecase, in provincia di Napoli, nello scenario unico del Parco nazionale del Vesuvio, guiderà gli ospiti in un percorso degustativo e sensoriale per scoprire come il sake giapponese esalta ogni nota della cucina napoletana. Un “kanpai”, un brindisi, all’ombra del Vesuvio tra Giappone e Napoli, una cena esclusiva che è già un evento. Non solo per il tema affascinante ed intrigante, ma anche per il menù che sarà proposto agli ospiti. La “omotenashi”, la profonda cortesia e dedizione con cui i giapponesi accompagnano ogni loro gesto, potremmo chiamarla ospitalità ma è riduttivo, sarà immediatamente percepibile sin dall’inizio. Ai commensali sarà proposto un crudo di dentice al wasaby e foglie di shiso, panzerotto ripieno di rossetti al finocchietto selvatico e bonito marinato alla soia su pinzimonio di verdure. Poi la cena vera e propria. Si comincia con una zuppa di lupini di mare al latte di cocco, spaghettone quadrato battuto di alalunga con sfusato di Amalfi e katsuobushi. Si procede con pesce bandiera arrostito e laccato con salsa kabayaky e riso fritto. Ed infine gelato al mango e passion fruit con croccante di mandorle e gel al tè verde e menta. Saranno cinque i sake in degustazione, uno per ogni portata compreso la “omotenashi” iniziale. Al sake e ai piatti degli chef di Villa Vittoria il compito di far apprezzare il valore dell’incontro tra culture differenti che troveranno la massima espressione attraverso la fusione di sapori ed atmosfere.

Il sake

“Sake – spiega Stefania Battiloro – è un termine generico che si riferisce a qualsiasi bevanda alcolica. Potrebbe quindi significare birra, vino, liquori. La parola da pronunciare, se si è in Giappone, è un’altra, che distingue questa bevanda dalle altre, ossia “Nihonshu” (Ni hon = Giappone – Shu=alcol). Significa letteralmente “alcol giapponese” ed è il termine usato in Giappone per indicare la bevanda alcolica “nazionale”, comunemente conosciuta come “sake” all’estero. Il Nihonshu, definito “la bevanda degli dei”, è molto più di un fermentato di riso, è un simbolo sacro ed un elemento essenziale delle tradizioni culturali e religiose del paese. Rappresenta la storia e la tradizione giapponese e piace non solo per il suo sapore, ma anche per la maestria artigianale che la sua produzione richiede. Oggi il Nihonshu è apprezzato in tutto il mondo, ma continua a mantenere un legame indissolubile con le sue radici storiche e culturali”.