Al cineasta statunitense Paul Schrader, regista (American Gigolo, Il collezionista di carte, Il maestro giardiniere) e sceneggiatore (Taxi Driver, Toro Scatenato) è stato consegnato il Premio alla Carriera “Laceno d’Oro” della 48esima edizione del Laceno d’Oro International Film Festival di Avellino, al termine della masterclass al cinema Partenio in cui ha ripercorso la sua carriera leggendaria.
«Credo che esista una dea della fortuna e quindi la ringrazio, perché sono stato molto fortunato», ha dichiarato ritirando il premio.
Di fronte ad una sala sold out composta da un pubblico attento ed entusiasta, anche di molti studenti, la masterclass è partita con un focus sui concetti di empatia e umanità, che sono da sempre al centro del suo cinema, fino ad arrivare a interrogarsi sul futuro della creatività: «La tecnologia non è riuscita ancora a creare un umanoide che provochi empatia, ma ci sta provando. Al giorno d’oggi molti cambiamenti sono in corso, vediamo dove si spingeranno».
Schrader ha poi ricordato gli esordi prima come critico cinematografico, come sceneggiatore, campo nel quali tiene ancora molte lezioni, e come regista: dall’influenza iniziale di un capolavoro come Diario di un ladro di Robert Bresson («Nei miei film c’è sempre un po’ di questa opera», commenta) alle collaborazioni come sceneggiatore con Martin Scorsese.
«Come registi, però, siamo diversi e io non sono certo migliore di lui. Martin stesso una volta ha detto: “Lui preferisce le piccole miniature olandesi, io i grandi affreschi italiani”».
Schrader al Laceno d’Oro ha parlato anche del suo prossimo film Oh Canada con Jacob Elordi, il giovane interprete di Elvis in Priscilla di Sofia Coppola, che ha portato il regista a confessare: «Se dovessi fare un remake di American Gigolo, sceglierei senza dubbio Jacob Elordi». Insieme a lui, Uma Thurman e il ritorno di Richard Gere, indimenticabile protagonista del suo film icona degli anni ’80: «Ho appena finito di girare. Vedrete un Richard Gere che non vi aspettate, interpreterà un uomo su una sedia a rotelle, verso la fine della sua vita. È stato molto bello ritrovarci insieme sul set».
La storia è tratta da Foregone di Russell Banks, romanzo che racconta di un famoso documentarista di sinistra che sta morendo di cancro. Uno dei 60.000 renitenti alla leva in fuga in Canada per evitare di prestare servizio in Vietnam, che metterà a nudo tutti i suoi segreti in un’intervista filmata da un ex studente.
Applausi anche al termine dell’anteprima del suo ultimo film, Il maestro giardiniere presentato alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, nelle sale italiane dal 14 dicembre e distribuito da Movies Inspired. Il film racconta la storia di Narvel Roth (nel ruolo Joel Edgerton), un orticoltore che cura i giardini e i terreni della storica tenuta di Gracewood Gardens. L‘uomo cerca di assecondare sempre i bisogni della sua datrice di lavoro, la signora Norma Haverhill (Sigourney Weaver), una ricca vedova. Quando la donna gli chiederà di prendere la sua ribelle nipote Maya (Quintessa Swindell) come nuova apprendista, la tranquilla esistenza di Narvel precipiterà nel caos, portando a galla oscuri segreti dal passato.
«I miei film raccontano le ambiguità della realtà. In Taxi Driver siamo davanti ad un eroe esistenziale che fino ad allora non era mai stato portato al cinema. L’eroe non si domanda come vivere, ma se deve vivere. Personalmente per me quel film è stato terapeutico». Poi, una riflessione: «Ho utilizzato molta violenza in passato, tirando fuori il lato sanguinario dei personaggi che creavo. Ma, con l’esperienza, ho realizzato che non ce n’è sempre bisogno. Spesso oggi la violenza è usata in modo superficiale ed eccessivo. Vero è che nel cinema i personaggi per bene sono noiosi, sono più interessanti quelli buoni che fanno cose cattive, come in Taxi Driver o quelli malvagi che fanno cose buone, come in Il maestro giardiniere».
Al regista e sceneggiatore statunitense è stata dedicata anche una retrospettiva, durante le giornate del festival, con altri 5 titoli: Hardcore (1979), American Gigolo (1980), Mishima. A life in four chapters (1985), First Reformed (2017), Il collezionista di carte (2021).
Un’esperienza ricca di calore e curiosità quella di Paul Schrader al Laceno d’Oro che, nel corso della sua permanenza, ha voluto scoprire Avellino Sotterranea, rimanendo affascinato dalla cripta romanica del Duomo e dai cunicoli Longobardi.
Volge al termine la otto giorni di cinema di Avellino aperta dal regista francese Robert Guédiguian che ha ricevuto il Premio alla Carriera “Pier Paolo Pasolini”. Il programma del festival accoglie proiezioni, incontri con gli autori, concerti, mostre, masterclass e workshop e si concluderà domani sera domenica 10 dicembre al cinema Partenio alle ore 19.30, con la proclamazione dei vincitori dei tre concorsi internazionali: “Laceno d’Oro 48”, riservato ai lungometraggi sia di finzione che documentari; “Gli occhi sulla città”, dedicato ai cortometraggi sui temi degli spazi urbani, dell’ambiente e del paesaggio, declinati con la massima libertà; e “Spazio Campania”, la sezione dedicata alle produzioni realizzate sul territorio campano o da autori campani.
I lavori saranno giudicati da giurie tecniche composte da artisti e professionisti del settore cinematografico.
Il Laceno d’Oro International Film Festival, storica rassegna “del cinema del reale” di Avellino, fondata da Pier Paolo Pasolini nel 1959 insieme agli intellettuali irpini Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio, per valorizzare l’Irpinia con una rassegna cinematografica di ispirazione neorealista, è organizzata dal Circolo ImmaginAzione di Avellino, presieduto da Antonio Spagnuolo, con la direzione artistica di Maria Vittoria Pellecchia, in collaborazione con Aldo Spiniello, e con Sergio Sozzo e Leonardo Lardieri e Martina Zigiotti.