La desertificazione bancaria in Campania il 12% della popolazione senza banca, 700mila abitanti non hanno una filiale a portata di mano

«Famiglie e imprese fuori del circuito finanziario legale, cresce il rischio usura».

Il 12% della popolazione campana vive in territori “senza banca”. Sono quasi 700mila, infatti, gli abitanti dei 280 comuni nei quali non sono presenti filiali bancarie. Su un totale di 5,6 milioni di cittadini, 691.201 quelli che risiedono in territori in cui gli istituti di credito sono assenti, ovvero il 51% della popolazione campana. Una percentuale che porta la Campania ad essere la prima regione per numero di abitanti senza banca. È quanto emerge dalla ricerca Fabi, realizzata incrociando i dati statistici della Banca d’Italia e dell’Istat aggiornati a fine 2021. Nel dettaglio, a spiccare è la provincia di Avellino dove il 69% dei comuni è sprovvisto di uno sportello bancario, ovvero il 37% della popolazione; seguono Benevento con il 61% di comuni senza filiali per il 34% della popolazione, Caserta che conta il 58% di comuni e il 24% di cittadini senza banca, Salerno con il 44% di comuni e il 5% della popolazione, chiude Napoli con il 23% dei comuni pari al 9% della popolazione senza uno sportello a breve distanza. Tutto ciò è frutto della progressiva chiusura delle agenzie da parte delle banche, come rilevano i dati degli sportelli: in Campania, infatti, se a fine 2020 erano 2.264, appena un anno se ne contano 2.072, in calo di 192 unità. Alla chiusura di filiali, segue il calo dell’occupazione che da 10.895 dipendenti bancari del 2020 passa, a fine 2021, a 10.667, con un calo di 228 lavoratori. Anche in questo caso, il primato negativo lo detiene la provincia di Avellino con un calo di lavoratori bancari di 64 unità. Dichiarazioni del segretario coordinatore della Fabi di Avellino dr Franco Di Dio,nonche’ responsabile regionale in Campania per il settore del credito cooperativo: «Il progressivo disimpegno sui territori, con le chiusure indiscriminate delle agenzie, sta portando le banche a perdere il loro ruolo sociale. Dati alla mano, questo atteggiamento è più marcato al Sud dove, tra l’altro, maggiormente diffusa è quella difficoltà di accesso a internet che limita anche l’utilizzo dei canali digitali. Riduzione di filiali e difficoltà di accesso al credito rischia di tradursi in un allontanamento di imprese e famiglie dal circuito legale della finanza e del credito: ne consegue che si lascia spazio alle organizzazioni criminali, all’usura e a tutte quelle attività finanziarie illegali che riescono sempre ad approfittare di situazioni di disagio e difficoltà economica. A questo si aggiunge la perdita di posti di lavoro che, ancora una volta, penalizza territori dove l’andamento del mercato del lavoro continua ad essere estremamente fragile».