La moda è futile.
A chi, almeno una volta, non è capitato di pensare che la moda sia frivola e futile, che sia passeggera e che snobbarla sia sintomo di superiorità intellettuale?
Dietro quell’apparenza di volatilità non si nasconde forse, ma soltanto forse, il lavoro di una lunga filiera di aziende e di professionisti che gravitano nel – e intorno – al settore?
E dico forse, ma solo forse, quella apparente frivolezza non cela, invece, la rappresentazione dello spirito dei tempi?
C’è chi crede profondamente che nel sistema moda vivano questioni relative all’inclusione sociale e/o di genere, alle generazioni e alle diverse tematiche di sostenibilità.

L’esperienza di Alba Romano e Davide Esposito ci racconta come, alla luce delle nuove dinamiche generate dalla pandemia, si possa riuscire a vivere e rappresentare uno stile di vita attraverso la creatività e il desiderio di trasmettere bellezza. É proprio questo l’approccio che hanno assunto dall’inizio della loro collaborazione e che continuano a portare avanti nelle loro iniziative e progetti.
Quest’anno l’idea è stata di mettere in piedi una sorta di “tournée” fotografica in giro per l’Italia, con modelle professioniste e non, “a chilometro zero”, scatti con Polaroid, smartphone e reflex in assenza di luce artificiale sul set, per una collezione di abiti “unconventional”, in cui il dietro le quinte sta davanti allo sguardo degli spettatori occasionali. È così che la moda arriva alle persone, cercando di veicolare il messaggio che c’è ancora bisogno della bellezza che essa crea per continuare a dare un senso alle nostre vite.

Ne “L’idiota” di Dostoevskij, il principe Miškin sostiene che la bellezza salverà il mondo. Ma quale bellezza? Nell’interrogativo viene chiamata in causa la questione di un riscatto del mondo, il suo possibile affrancamento dal male.
Non è di certo l’armonioso riflesso che l’umanesimo ha posto alla base del proprio ideale di un’arte come porta sul mondo. Si tratta, invece, dell’intensità che può originarsi solo da un’etica in cui la moralità e la grazia sono inseparabili, ma la cui unione, almeno in questo mondo, appare velata.
E così, alla domanda “come reagisce la gente che incontrate nel vostro percorso?” Davide risponde che “le persone sono incuriosite; dopo un primo momento di indecisione si avvicinano e ci fanno domande, alcuni accettano di farsi fotografare, altri ci chiedono dove possono trovare le foto che stiamo scattando. Stiamo facendo incontri interessanti.”
La bellezza, allora, si trasforma, poiché non sta solo nell’abito, nella sua armonia, ma anche negli occhi di chi, incuriosito, resta affascinato da un colore, uno sguardo, una posa. Non è il bello ad affascinare, quanto più la ricerca della bellezza, in ogni sua forma.

Alba racconta come nasce la sua collezione sotto il marchio Alba Fashion Art. “Durante il periodo Covid ho vissuto, come tutti, un nuovo modo di approcciare all’abbigliamento. Il lockdown, lo smartworking e la vita casalinga ci hanno portati a trascurare il nostro aspetto nella maggior parte dei casi. Oggi, a due anni dall’inizio della pandemia, ho puntato sul desiderio di ricominciare a fare festa. Voglio vestire la gioia di vivere rappresentandola attraverso tessuti colorati e leggeri, forme femminili e allo stesso tempo giocose.”
Davide, infine, parla delle future tappe dopo Alassio, in Liguria, e sorridendo risponde che che la prossima sarà Rimini, ma le altre verranno definite “fluidamente”.
La loro esperienza ci insegna che sicuramente la moda è leggera ma mai, sottolineo mai, futile.