Interpellanza, Maraia: “Strutture alternative per i pazienti Covid. Le risorse del PNRR vadano a rafforzare la sanità nelle aree interne”

Riceviamo e pubblichiamo: Nella mattinata di oggi ho discusso alla Camera la mia interpellanza urgente al Ministro della Salute, in merito alla problematica della riduzione dei servizi ospedalieri nel corso dell’emergenza pandemica.
Nello specifico, ho chiesto al Ministro se il Governo intenda adottare iniziative, di concerto con le autorità regionali, al fine di evitare il collasso dei servizi ospedalieri in tutto il Paese ed in particolare in Campania, per organizzare l’allestimento, capillare e proporzionato alle esigenze territoriali, di strutture extra-ospedaliere per la cura ed il trattamento dei pazienti affetti da Covid che attualmente necessitano di ricovero.
Inoltre, ho chiesto se il Governo intenda intervenire, insieme a Prefetture, Dipartimento della Protezione Civile e Dipartimenti di Prevenzione delle Asl territorialmente competenti, nelle circostanze in cui occorra eventualmente disporre in via temporanea di beni immobili per fronteggiare improrogabili esigenze, disponendo, con proprio decreto, la requisizione di strutture idonee agli scopi dell’assistenza extraospedaliera.
Nei giorni scorsi, in Campania sono state disposte soppressioni e riconversioni di interi reparti ospedalieri, come avvenuto al “Santobono” di Napoli o (nuovamente) al “Sant’Ottone Frangipane” di Ariano Irpino, un ospedale DEA di I Livello fondamentale per un vasto comprensorio.
Ringrazio il sottosegretario Costa per l’interessamento a quanto esposto. Tuttavia ritengo che non basta la generica garanzia che la Regione Campania sta adottando tutte le misure necessarie ad evitare il collasso dei servizi ospedalieri, anche in virtù del fatto che la stessa Regione fino ad ora ha decisamente sottovalutato tali aspetti, trascurando soprattutto le aree interne.
La situazione campana è, tuttavia, l’emblema di una situazione generalizzata in tutto il Paese. Una condizione che assume contorni drammatici, in quanto tante famiglie italiane stanno rinunciando alle cure, in conseguenza del fatto che le strutture ospedaliere sono state depauperate di molte specialità in precedenza attive.
La pandemia da Covid-19 ha confermato il valore universale del diritto alla salute. Non a caso, lo stesso PNRR riserva in totale ben 15,63 miliardi di euro al capitolo salute, di cui 7 miliardi per reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, e 8,63 miliardi per innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale.
In particolare, è previsto un investimento finalizzato alla realizzazione di 381 Ospedali di Comunità, e possiamo immaginare quanto possa essere importante avere strutture di questo tipo in aree del Mezzogiorno sguarnite da presidi sanitari.
È, dunque, dalle suddette risorse che bisogna attingere per rafforzare ulteriormente il nostro Servizio Sanitario Nazionale, implementando strutture ed assumendo personale a tempo indeterminato. Ebbene, Governo e Parlamento siano coerenti con la direzione impressa dal PNRR; innanzitutto si indirizzino risorse per mantenere e rafforzare gli ospedali DEA in tutte le loro specialità, evitando soppressioni di reparti in nome dell’emergenza e incrementando il coordinamento con gli enti territoriali.
Da subito, inoltre, si inizi a valutare caso per caso quali strutture ospedaliere dispongono di locali idonei inutilizzati, che possono servire ad ospitare aree per soli Covid, senza intaccare l’assistenza e le cure riservate alle altre tipologie di pazienti
Se è vero che la campagna vaccinale ha portato i suoi frutti, scongiurando percentuali ancora più elevate di occupazione delle terapie intensive, è altrettanto vero che occorre dare una svolta nella visione dell’assistenza ospedaliera: bisogna fare in modo che il trattamento dei pazienti Covid che necessitano di cure specifiche sia gestito in strutture allestite ad hoc. Era questa l’ottica complessiva nella quale il Governo Conte II aveva, meritevolmente, iniziato ad adottare misure. Ora bisogna recuperare quell’ottica, e ricominciare ad affrontare il vero e proprio attacco al diritto alla salute che i cittadini si trovano a subire nel momento in cui i servizi ospedalieri vengono soppressi in nome dell’emergenza.