Un grido d’allarme di Maria Ronca

Di quelli che ti scuotono come una sferza.
Avellino, la città tranquilla si risveglia da un altro fatto di cronaca.
La lunga lista nera si allunga.
Un delirio d’onnipotenza, un malessere che si consuma tra le  quattro mura domestiche. Se potessero parlare le mura. Se ogni cosa potesse tornare indietro, riguardare, l’attimo prima, fermare quella mano.
Il conforto e lo sconforto si alternano, cosa faccio o non faccio.
La soluzione di trovarsi alle strette di immaginare di potercela fare, di essere arrivati al culmine del sopportabile.
Qual è l’impulso a prevalere? È un attimo, solo un attimo e tutto è compiuto.
La guardi, mentre giace sul talamo nuziale senza vita, la vita ti passa davanti: l’incontro, il fidanzamento, il matrimonio, la malattia, il malessere, la solitudine.
La voce interna tace.
È finita per lei, per me!
Una sofferenza che lacera il silenzio, il vuoto di questi tempi assassini.
Si deve fare di più, molto di più.
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