La quarantena ci dà la possibilità di trovare del tempo per noi stessi, per ascoltarci, per capirci. Possiamo soffermarci a guardare i nostri figli mentre giocano in giardino, trascorrere del tempo a cucinare i nostri piatti preferiti o a guardare la serie tv che più ci piace. Ma come cambieranno le nostre vite quando il virus non sarà più in agguato?
Se da una parte risulta semplice comprendere che il lockdown comporta gravi ripercussioni all’economia e finanza mondiale, è assai più complesso stabilire quali ripercussioni si avranno a livello economico-sociale. E’ uno scenario articolato, ancora difficile da prevedere. E’ chiaro che, ora più che mai, l’uomo non è “padrone della sua vita”. L’arrivo del Covid19 ha fatto saltare gli schemi di una società consumista, spesso debordante, mettendo in luce le debolezze di un sistema sanitario protagonista di molti tagli perpetrati dai governi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi decenni. L’epidemia ha colpito tutti, se non clinicamente, di sicuro psicolgicamente, ribaltando la dimensione esistenziale nella quale l’uomo ha vissuto finora.
La vera guerra, però, inizierà quando il virus non sarà più un pericolo imminente per l’umanità, quando le imprese torneranno ad essere operative ed avranno inevitabilmente accelerato i processi di produzione automatizzata. Alcune aziende, invece, non saranno in grado di tornare a produrre, generando cosi una disoccupazione asimmetrica che colpirà tutti i paesi in modo diverso, mettendone in risalto le disuguaglianze.
Quando le risorse disposte dal governo per affrontare l’emergenza saranno terminate, si aprirà un nuovo capitolo, nel quale aziende virtuose continueranno a super-produrre ed altre faticheranno a restare sul mercato in modo concorrenziale. In uno scenario di questo tipo si può ipotizzare che le aziende più produttive si auto-tassino, diminuendo il guadagno, permettendo allo stato di tornare ad essere assistenzialista per il rilancio di imprese e sostegno a privati. E’ una strategia che dimezzerebbe i guadagni e i capitali di aziende di successo ma allo stesso tempo permetterebbe il rilancio di un’economia fragile.
Probabilmente, per un lungo periodo, saremo vicini al concetto di produzione di “cio che serve” e non più ad infinitum, attuando una riduzione etica del sistema produttivo. Sarà necessario re-immaginare l’impiego, soprattutto di aziende dove il distanziamento non è assicurato o dove il rischio di contagio è più probabile.
La crisi colpirà vari settori, compreso quello sanitario, tra questi rientra la categoria degli odontoiatri e igienisti. La loro è una professione esposta a rischi assai elevati poichè, in alcuni trattamenti, gli strumenti producono aerosol, piccolissime gocce d’acqua che, anche in tempi meno sospetti, possono essere rischiose per gli operatori odontoiatri. “I potenziali rischi di trasmissione del Covid-19 – come racconta la dott.ssa in igiene dentale Giulia Giacobbo – devono essere prevenuti aumentando le misure di protezione individuale ed ambientale con dispositivi opportuni”.
Non è raro immaginare che, nei prossimi mesi, alcuni pazienti non si sottoporranno a trattamenti non urgenti di igiene dentale, un pò timorosi dei contagi e un pò risparmiatori, data la malaparata. L’attenzione agli aerosol deve essere ancora più considerevole in questa circostanza e nei prossimi mesi, permettendo cosi il contenimento della diffusione del virus e la piena sicurezza del personale sanitario mediante adeguate tecniche di protezione individuale. “E’ opportuno snellire la nostra vita mettendo in atto le norme basilari che si legano alla prevenzione”, aggiunge Giacobbo, continuando sull’urgenza educativa del nostro tempo. “Sarebbe opportuno ritagliare del tempo, fermarsi, sentire come ci si sente”. In effetti, la quarantena ci dà la possibilità di dare respiro ai nostri pensieri. Molto spesso i disturbi fisici derivano da una matrice emotiva e psicologica. Viviamo in un mondo dove la mancanza di connessione con la propria essenza interiore fa si che i nostri comportamenti sono simili a quelli di un attore, indossando una maschera protettiva all’interno di una realtà che non esiste. Entrare nel mondo più interiore permetterà anche di scoprire che la bellezza non è tangibile ma è legata all’anima, sta nelle piccole cose, in qualcuno che ci chiede se oggi abbiamo sorriso. Il principe Myškin ne “L’idiota” di Dostoevskij, dice che la bellezza salverà il mondo. E’ un’affermazione forse un po’ ambiziosa ma la dimensione estetica è essenziale nella vita umana. La bellezza è “il vero frutto dell’umanità intera e, forse, il frutto più alto che mai possa essere”. Cerchiamo il bello in un mondo dove l’imperversare del brutto è a portata di mano ma in un contesto dove gli schemi convenzionali traballano, riscopriamo il bello nella semplicità. E quindi, quale bellezza salverà il mondo?.
Davide Esposito