Mercoledì 17 gennaio Pietro Santangelo prsenta “Clinamen” al Sancarluccio

Un concetto della filosofia epicurea tradotto in musica in un disco. “Clinamen”, uscito lo scorso 17 novembre per l’etichetta Emme Record Label, è il primo lavoro solista del sassofonista Pietro Santangelo, fondatore e compositore degli Slivovitz. Il disco sarà presentato ufficialmente mercoledì 17 gennaio al teatro Sancarluccio (via San Pasquale, 49 – ingresso 10€) a partire dalle ore 21.30. Dopo cinque anni di live in trio, Pietro Santangelo debutta discograficamente, con questa formazione, con un progetto che fonde tradizione, linguaggio del jazz contemporaneo ed estro dei singoli. Vincenzo Lamagna (contrabasso) e Salvatore Rainone (batteria) esaltano, grazie a una collaborazione solida e duratura, le doti solistiche e compositive di Santangelo che trova, così, in una formazione meno complessa la possibilità di esprimere il lato più intimo e meditativo della sua musica.

Da sonorità nordamericane a composizioni minimali di marcata provenienza mediterranea, “Clinamen” è una commistione di stili in cui il trio spazia tra composizioni originali di Santangelo e  brani di estrazione jazzistica, sempre nel solco della musica etnica, afroamericana nonché nostrana ed esteuropea. Un viaggio tra le note del mondo messe insieme da una sensibilità che, nutrendosi di quanto più gli è possibile, sceglie e traccia il suo personale percorso. “Ho trovato logico circondarmi di due musicisti come Salvatore e Vincenzo con i quali il livello di comunicazione durante le performance è completamente intuitivo e libero – spiega Santangelo – Parafrasando Deleuze, il clinamen è la ragione dell’interazione durante l’improvvisazione. Il modo con cui i musicisti si mettono in relazione tra loro nella gestione del brano”.

Scheda del disco

Nel repertorio sono evidenti echi di compositori come John Zorn, John Coltrane, Yusef Lateef, Charles Lloyd. L’adorazione totale per Frank Zappa rende il percorso sonoro del trio marcatamente eclettico.

Il disco inizia con Polaris il cui tema emerge, semplice, da una massa elettracustica indistinta, prima di dare ampio spazio al fraseggio nitido e diretto di Santangelo. Base per l’improvvisazione, è una batteria potente e ricca di figurazioni ritmiche che non dà punti di riferimento, e detta i tempi evolutivi della trance improvvisativa prima di fare ritorno al tema iniziale.

Psicomagia è invece un brano dal sapore onirico dove fin dalle prime note il rumore si mescola alla musica e dove il sassofono disegna melodie minimali, rarefatte tese e sospese nell’alchimia costruita insieme agli altri strumenti.

Clinamen, title track dell’album, è senza dubbio la composizione che sintetizza al meglio le caratteristiche del trio: le note sinuose del sax aprono il sipario sposandosi alla perfezione con basso e batteria per poi diventare sempre più forti e presenti in un vero e proprio tuffo verso la folk song dai toni afroamericani, prima di ritornare al disteso tema iniziale.

The Idiot Bastard Son, invece, è un brano di Frank Zappa nel quale il suono delle elaborazioni elettracustiche che fin dall’inizio del disco hanno collegato timbricamente i vari brani, assume il ruolo di quarto elemento dialogante al centro dell’improvvisazione. Una rivisitazione interessante perfettamente in linea con un linguaggio ben codificato dove la tecnica è al servizio dell’interplay e dove ogni nota è sempre al posto giusto.