My Invisible Language di Ines De Leucio alla Gleneng Art Gallery di Adelaide

Ines De Leucio, affermata artista italo-australiana dalle radici ben salde in terra d’Irpinia, espone alla Gleneng Art Gallery di Adelaide in Australia. In questi giorni, nuovamente protagonista sullo scenario dell’arte moderna internazionale, la De Leucio ha accettato l’invito di Rowena Brown titolare della prestigiosa galleria, esponendo le sue ultime creazioni. My Invisibile Language, il titolo della mostra e del video uscito contestualmente in Australia e prodotto da Luca Simon Biccheri, talentuoso videomaker di origini umbre.
 
“La mostra, la realizzazione del nuovo video sono contenitori di un unico messaggio: porre l’attenzione su drammi assurdi e ingiustizie capaci di assumere sempre nuove sembianze, come i tanti bambini in fuga, vittime nei mari o sulle spiagge del mondo. Non a caso – afferma la De Leucio – il mio video è ambientato sulla spiaggia di Gleneng, luogo meraviglioso e di grande ispirazione ma che purtroppo è simile a scenari diventati improvvisamente macabri. Nei segni e nei colori delle mie opere si cela un linguaggio invisibile che si traduce in una denuncia veemente verso quanto di orrendo l’uomo sia capace di realizzare. E’ questo un percorso che artisticamente continuerò a seguire perché anche in Australia,  forse terra più sicura, non vada messa in secondo piano la brutalità di crimini che hanno conseguenze disumane. D’altronde, brutte pagine di storia si sono vissute ovunque, non dimentichiamo le persecuzioni degli aborigeni. Dedico, infine, questa mostra a mia nonna Rosina, la donna a me più cara che mi ha sempre esortato a coltivare la mia innata passione per la pittura, fin da piccina quando a scuola imbrattavo libri e quaderni con i miei primi disegni”.
 
L’irpina Ines De Leucio vive da quattro anni in Australia, sua terra natia, ed è conosciuta nel panorama italiano dell’arte contemporanea anche come la Strega Aborigena, per il suo innato eclettismo che la porta a spaziare dalla pittura alla scultura, alla bodyart. Rappresenta da più di venti anni, come argutamente definita dal critico Claudio Lepri “quella personalità complessa e al contempo veritiera nell’esposizione di una sapiente narrazione che ha il connotato di un astrattismo espressionista e concettuale”.