Grande affluenza ieri sera al vernissage della Mostra di Gianni Pisani al PAN

Affollatissimo il vernissage di mercoledì sera, della mostra di Gianni Pisani al PAN | Palazzo delle Arti di Napoli, a cura di Maria Savarese, dal titolo Uomo che Cammina. Maestro tra i più originali ed enigmatici del Novecento italiano, il cui rapporto con il capoluogo campano  fu decisivo sin dall’inizio della sua produzione artistica. Il progetto espositivo,  promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, guidato da Nino Daniele, realizzato grazie al contributo di Seda, che gode del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, sarà visitabile fino al 17 aprile 2016.
 
All’opening c’erano per un saluto ed un omaggio all’artista: il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, l’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Gaetano Daniele. Tra i tanti ospiti presenti: Il Presidente della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee,  Il direttore del Museo MADRE Andrea Villani, l’artista Gianni Pisani, la curatrice Maria Savarese, Mariella Utili, il Direttore dell’Accademia di Belle Arti Giuseppe Gaeta, Aurora Spinosa, Igina di Napoli, Marcello Pisani, Marianna Troise, Massimo Pica Ciamarra e Luciana de Rosa, i collezionisti Ernesto e Claudio Esposito, Fabio Donato, Mario Laporta, Massimo e Gianantonio Garzilli, Rosaria Matarese, Armando de Stefano, Marina Guida, Paolo Bowinkel e Carla Travierso, Mathelda Balatresi, Nicolangelo Gelormini, Eduardo Cicelyn, Peppe Morra, Mimma Sardella,Giovanna Cassese, Mario Avallone, Felix Policastro, Avvocato Vincenzo Siniscalchi e Marinella de Nigris, Arch. Giuliana Morelli, Mario Pellegrino, Lello Lopez, Tony Stefanucci, Carmine Rizzuti, il vincitore del Premio Napoli 2015 l’artista Roberto Paci Dalò.
 
In mostra  22 opere degli ultimi anni (2013-2105), più tre serie/racconti: Il Mare, con lavori dal 2003 al 2014 (8 opere); Il Bosco, (12 opere) dal 2005 al 2008; Uah (13 opere) 2004-2005. L’ultima serie è della fine del 2015 Uomo che cammina che da’ il titolo ed il senso all’intero percorso, in cui “l’enfant terrible”, come è stato definito negli anni 60’, o “ il portatore di traumi”, come lo chiamò Lea Vergine all’indomani della sua personale alla Galleria Apollinaire di Milano, si presenta in modo nuovo, addolcito dagli anni, che non sono riusciti però a scalfire la forza del suo lavoro, che continua ad essere un racconto intimo e involontariamente anche violento, per la naturale spudoratezza con cui si mostra nelle ultime opere.