Teatro: “Nasorros” inno al bambino che è in noi, chiude “Scuole a Teatro 2015”

AVELLINO – È una favola immaginifica in atto unico targata compagnia “Il carretto dei sogni” di Caserta. La storia di un uomo che ritorna bambino spalancando nuovamente le porte della sua infanzia.
Giovedì 16 aprile alle ore 10 presso il Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino arriva “Nasorosso”, spettacolo consigliato ad un pubblico di età compresa tra i 6 e 10 anni, nono ed ultimo appuntamento del cartellone “Scuole a Teatro 2015”, fortunata rassegna di teatro per ragazzi, giunta alla XIII edizione, organizzata dall’Istituzione Teatro Comunale “Carlo Gesualdo” di Avellino, presieduto da Luca Cipriano, con Salvatore Gebbia e Carmine Santaniello, componenti del Consiglio di amministrazione, in collaborazione con l’associazione culturale «Mister Punch» presieduta da Espedito Giaccio.
“Nasorosso” di Clelia Bove e Orazio Cerino che ne cura anche la regia, racconta la storia di un uomo che, durante una serata di pioggia, trova riparo all’interno di una vecchia casa abbandonata, un rudere dall’aspetto fatiscente dove tutto sembra abbandonato a sé stesso. Dall’esterno, giardini incolti e finestre scardinate lasciano presagire che l’interno non sia granché migliore. Aperta la porta, però, ciò che si trova davanti quell’uomo è una casa “atipica”, una sorta di parco giochi abbandonato. Polvere ovunque, lenzuola adagiate su scatole semi aperte, strutture che somigliano vagamente a delle giostre.
Questo luogo così fatiscente, però, altro non è che il luogo della nostra fanciullezza, quello che poi, diventando adulti, chiudiamo per bene e ce ne dimentichiamo. Troppo spesso quando cresciamo, dimentichiamo di essere stati bambini e soprattutto dimentichiamo quel luogo magico dove tutto era possibile, dove la logica era assurda e l’assurdo era logica. Troppo spesso, quando cresciamo, trascuriamo quel bambino che è in noi. Il nostro migliore amico, quello con cui abbiamo giocato per tutta la nostra infanzia.
“Nasorosso”, portato in scena da Massimo Pagano, Orazio Cerino, Gianni D’Amato, Antonio Magliaro, Maria Scognamiglio e Michela Ventre, vuole essere un inno a non dimenticare il bambino che è in noi, quello che magari potrà farci prendere non troppo sul serio. Quello che una domanda è più importante di una risposta. Quello che ci farà fermare a guardare le nuvole senza per altro vedere una nuvola ma draghi, castelli, lingue di fuoco, macchine, animali, cani volanti. Quello che c’impedirà di dire: “Non ho tempo”, quello che ci farà danzare col vento o godere di un albero in fiore, quello che ci accompagnerà per tutta la vita, rendendola un po’ meno amara.
Il costo del biglietto è di 7euro per la platea, e di 5euro per la galleria che, però, sarà aperta solo in caso di esaurimento dei posti in platea. Per gli alunni della città di Avellino, il costo del trasporto è di 1 euro.