Con “l’Amante” di Pinter si chiude la Rassegna di Teatro Comtemporaneo e d’Innovazione del Teatro 99Posti

TORELLI DI MERCOGLIANO – Sabato 12 alle 20,30 e domenica 13 aprile alle 18 va in senca “L’Amante” di Harold Pinter, uno degli appuntamenti più attesi della programmazione 2013/2014 del Teatro 99Posti di Torelli di Mercogliano.
Stagione segnata dal crescente successo per uno spazio teatrale piccolo nelle dimensioni ma grande nella ricerca di spettacoli innovativi e non commerciali.
In scena dunque la Compagnia teatrale L.A.A.V. in questo spettacolo diretto da Licia Amarante ed intensamente interpretato da Roberto Lombarti e Antonella Valitutti.
“Un rapporto matrimoniale sui generis. – recitano le note di regia – Un amante che, in fondo, non è un amante. O forse sì? Harold Pinter, premio Nobel per la letteratura, acuto osservatore delle convenzioni e delle confortanti assurdità del nostro moderno vivere, nella sua opera più conosciuta L’Amante, si diverte, con feroce ironia, a far esplodere le contraddizioni soprattutto quando si nascondono dietro un’apparente ed ipocrita normalità. Con garbo e trasgressione, indaga la problematica convivenza di una coppia, apparentemente ordinaria, ma in realtà sfibrata dalla routine quotidiana. Lo spettacolo non esplora solo l’eterno gioco dell’erotismo e della seduzione amorosa, ma si immerge nei terreni paludosi delle emozioni in bilico tra realtà e apparenza, noia e trasgressione sperimentando l’ambiguità dei desideri.  Pinter pone l’accento sulla difficoltà di gestire un rapporto di coppia e, come sempre nei suoi testi, riesce a dare uno spaccato impietoso della società contemporanea. La messa in scena è essenziale, proprio per porre maggiormente l’attenzione sulla parola. Pinter racconta la vita quotidiana in un modo apparentemente assurdo.
L’analisi degli esseri umani è il centro della sua attenzione. Esseri umani fragili, ma determinati; poliedrici, ma alla ricerca di un’apparenza univoca. Pinter diceva “ La vita di ognuno di noi è sempre minacciata ed incerta. Viviamo nella repressione e fingiamo di vivere nella libertà”. La finzione comincia dalla cellula apparentemente più solida della società, la famiglia, e di lì pian piano risale verso il senso stesso dell’esistenza.

“L’amante” è tutto questo. Squarci di vita che non hanno né inizio né fine.  E lo spettatore, nonostante non si immedesimi nella trama narrata, finisce per provare in sé una sensazione amara di avere davanti il proprio mondo. Ma non sempre lo sa.