Vinicio Capossela sul palcoscenico del Teatro Carlo Gesualdo

Di Laura Serluca – Imperdibile è stata la rappresentazione coreografica del concept-album Marinai, profeti e balene di Vinicio Capossela sul palcoscenico del Teatro Carlo Gesualdo di Avellino l’11 Novembre 2011 alle ore 21:00. È navigando tra vascelli fantasma, sirene, polpi, foche barbute,  balene , squali bianchi, madonne delle conchiglie e serafini con “ occhi di biglie” che quest’artista rapisce l’attenzione del suo pubblico stropicciandone un’ emotività che inevitabilmente subisce il fascino di personaggi presi in prestito alla poesia o all’epica per essere reinventati capovolgendo storie già vissute. Più che un album, Marinai , profeti e balene è un musical teatrale , un viaggio allegorico tra filosofia, letteratura e leggenda. Un capolavoro artistico suddiviso in due tomi Cd “ uno oceanico, l’altro omerico e mediterraneo”  in cui è palese la contaminazione letteraria. Ad ispirare Capossela è Melville con il brano La bianchezza della balena ( Moby Dick ) , Omero con il brano Vinocolo ma anche Conrad con il pezzo Lord Jim. In brani come I fuochi fatui, Job e la Lancia del pelide,il cantautore e polistrumentista italiano, che per altro ha origine irpina, sviluppa dei trip musicali strumentali geniali, senza regole e schemi evidenziando il suo amore per lo spirito balcanico, chiassoso e sognatore ma anche l’evidente influenza nei suoi testi di Tom Waitz con i suoi blues aspri e deliranti. Essendo un’opera complessa e non immediata di sicuro si nega ad un ascolto superficiale e distratto su disco. Da Polifemo ad Ulisse che navigava in giro per il Mediterraneo inesplorato, si passa al canto delle sirene non prima di rivisitare il sentimento da cui è nata la moderna Nostalgia e che colpiva i marinai in viaggio, ripensando a quell’Itaca che è dentro ognuno di noi. Il ventre di una balena, un veliero ottocentesco, un abisso sottomarino, l’antro del Ciclope, una calotta stellata sono solo alcune delle scenografie che si susseguono invitando il pubblico a “ mettere sé nell’alto mare aperto “ della letteratura che si abbandona ai ritmi stravolti e rielaborati da un artista che sul piano dei suoni ha inciso questo disco a strati. Le basi – le voci ed il piano – sono stati incisi in luoghi marini,tra Ischia e Creta. I cori rendono arioso ed acquoso il suono. “Non c’è nessuno che più di Vinicio Capossela si sappia mettere al servizio dell’opera ” scrive Marco Castellani. Il pubblico sperimenta un altrove inverosimile, ma rivoluzionario avventurandosi in luoghi dalle innumerevoli sfumature, tutt’altro che sintetici. Nell’Ottobre del 2011 con Marinai , profeti e balene egli è stato premiato dal Club Tenco ottenendo la sua quarta Targa Tenco, a conferma di un talento senza rivali nel panorama cantautoriale contemporaneo. “ E’ un disco di canzoni immaginarie, di cose che vengono dal profondo, che affiorano in scafandro e cilindro, un lavoro fabbricato con mezzi espressivi come le tecniche aerostatiche di cui vado molto fiero. In sostanza abbiamo usato una strumentazione composta da grancasse , orchestra sinfonica, piani chiodati, rullo, trombe, turbanti, sollevatori bulgari. Ma tutto ciò che veramente conta è che ci siamo ingozzati di emozioni, di suggestioni e di musiche, una specie di abbuffata secolare, questo è in definitiva il risultato.“ Vinicio Capossela, istrionico protagonista della musica d’autore italiana, commentando Canzoni a manovella ( 2001) riesce in un certo qual modo a spiegarci ciò che rende possibile ogni sua rinascita artistica. È lo scambio di energia con il suo pubblico a stimolare la sua geniale creatività ed i suoi innumerevoli percorsi. Ricevendo consensi sia dal pubblico che dalla critica, questo suo ultimo tour teatrale non poteva non rivelarsi dunque un successo.