Interrogazione del Sen. Enzo De Luca sul futuro dell’area archeologica “Abellinum”

ROMA – Sul futuro dell’area archeologica di Abellinum il senatore del Partito Democratico Enzo De Luca interroga il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri per i Beni e le Attività Culturali e della Giustizia. Stamane il senatore irpino ha depositato una interrogazione nella quale solleva l’attenzione sul caso del sito archeologico restituito, in esecuzione di una sentenza del Tar di Salerno, ai privati ex proprietari, che avevano impugnato il decreto di esproprio disposto dalla Soprintendenza archeologica per continuare l’attività di screening sul sito e rendere l’area visitabile al pubblico. De Luca chiede di sapere se Presidente del Consiglio e Ministri siano a conoscenza di tale recente consegna a privati del sito archeologico dell’antica Abellinum e quali opportune iniziative intendano assumere. In particolare, il sen. Del Pd chiede al ministro della Giustizia quali sono “le motivazioni che hanno indotto l’Avvocatura dello Stato a non proporre opposizione della sentenza del Tar di Salerno, rendendola così esecutiva” e al ministro per i Beni e le Attività culturali “se risponda al vero che il commissario ad acta nominato dal Tar per la riconsegna dei suoli ai proprietari originari, invece di identificare con precisione le particelle catastali delle quali la sentenza disponeva la restituzione, ha provveduto ad apporre i sigilli all’intera area archeologica, così consegnando suoli già oggetto di altri espropri, impedendo inoltre alla Sovrintendenza di effettuare una indispensabile inventariazione dei beni mobili ed immobili (depositi, materiali, affreschi murali ecc.) insistenti nell’area stessa, che sono e restano comunque di proprietà pubblica”. Sottolineando l’importanza del sito archeologico, “la cui valorizzazione è costata alla comunità nazionale un ingente sforzo economico in termini di espropri, scavi, restauri, manutenzione e gestione”, De Luca, non tralasciando “il rischio che sull’area potrebbero concentrarsi attività speculative” né lo sconcerto e l’allarme provocati “non solo nella comunità scientifica, nazionale e internazionale, ma innanzitutto nella comunità di Atripalda e dell’intera Irpinia”, fa notare come con la restituzione dell’area ai privati, essa “sia diventata di fatto “res nullius”, così determinando una gravissima condizione di pericolo per il bene stesso a causa di possibili usi impropri, sottrazioni di reperti, danneggiamenti agli edifici e vandalismi vari”.