Le origini del cinema in Campania, al Circolo della Stampa ne parlano gli studiosi

E’ stato presentato ieri al Circolo della Stampa di Avellino il volume L’alba del cinema in Campania – Dalle origini alla Grande Guerra (1895-1918)”, a cura di Pasquale Iaccio, con prefazione di Pierre Sorlin. A  parlare del libro due delle autrici Immacolata Del Gaudio e Mariangela Palmieri e il curatore prof. Pasquale Iaccio introdotti in quest’occasione da Paolo Speranza direttore di Quaderni di Cinemasud.

La presentazione si è aperta col documentario di Mario Franco ‘’Le origini del cinema a Napoli’’, prodotto dal Forum Universale delle Culture e presentato a Valparaiso, in Cile. Un originale collage  costituito da immagini  dal vero di  vita quotidiana e da primissime testimonianze di cinema narrativo come ‘’Assunta Spina’’ ( 1918 ) con la nota Francesca Bertini e altre pellicole come ‘’ E’ Piccerella’’ ( 1921 )  con Elvira Notari e ‘’ Napoli che canta’’  ( 1926) con  Tecla Scarano.

‘’  Il cinema  – spiega Iaccio – fin dai suoi esordi non inventa ma assorbe una tradizione visiva centenaria che riprende e riproduce attraverso la macchina da presa. Gira sui luoghi presi a modello dalla letteratura e dall’arte e apre a tutti gli effetti uno stile definito realista a cui si ispirerà anni dopo Roberto Rossellini fra i maggiori esponenti del Neorealismo cinematografico.  A contribuire poi alla crescita e al successo del cinema a Napoli è la sceneggiata, genere popolare proveniente dal teatro,  e il filone dell’emigrazione, fenomeno che costrinse molti meridionali a espatriare all’estero , soprattutto negli Stati Uniti, dove riscuote un discreto successo anche il cinema napoletano. Il volume – aggiunge il curatore – è una ricerca collettiva sull’insediamento del cinema nei capoluoghi campani ( Benevento, Caserta, Avellino ) e in qualche piccolo centro dell’entroterra ( Cava de’ Tirreni) . La peculiarità di quest’opera è raccontare il cinema e la sua contaminazione nel contesto culturale, sociale e antropologico. Oggetto della nostra inchiesta sono le prime sale stabili, gli aspetti della produzione e del consumo e i ritmi e i tempi di adesione dei principali centri campani che accettarono il cinema come primo fattore e indice di modernità’’.

A spiegare le origini del cinema a Caserta e a Cava è la dottoressa Mariangela Palmieri che all’incontro di ieri ha cosi sintetizzato la sua ricerca: ‘’ Cava è sicuramente l’esempio di come una piccola cittadina sia riuscita, in maniera precoce, ad anticipare il suo capoluogo di provincia Salerno. Le prime proiezioni a Cava risalgono difatti al 1904 mentre per Salerno si dovette aspettare il 1912.  Ad ospitare il cinema a Cava fu, all’inizio del secolo,  il locale teatro di meta’ ottocento, oggi sede comunale, finchè nel 1910 si inaugurò la prima sala cinematografica stabile, il ‘’Cine-Teatro Moderno’’, che divenne poi ‘’Modernissimo’’ e in età moderna ‘’Metropol’’. Diversa invece la situazione di Caserta che nel 1910 aveva gia’ una sala stabile, il Cinema Teatro Esedra, e tentò nel 1913 di adoperare, per lo stesso scopo, il teatro cittadino Cimarosa ostile, come tanti altri teatri dell’epoca, all’ingresso del proiettore in platea col pericolo che quell’apparecchio potesse contaminare la dimensione aulica del teatro.’’

E infine gli albori e l’evoluzione del cinema nel territorio  irpino con particolare attenzione al capoluogo affrontato da Gaetano Fusco e dall’avellinese  Immacolata Del Gaudio. ‘’ La prima proiezione in quel di Avellino – afferma la Del Gaudio – ci fu nel novembre del 1896 soltanto pochi mesi dopo l’invenzione dei Lumiere e il debutto romano.   Tuttavia solo nel 1905-1906 si affermarono ad Avellino le prime sale cinematografiche . La piu’ importante il  ‘’Politeama Vittorio Emanuele III’’ situato in Piazza Garibaldi e poi trasferito in Via Due Principati che divenne in pochissimo tempo punto di ritrovo per tutte le classi sociali. All’epoca la struttura ospitava al suo interno una programmazione variegata e costituita prevalentemente da spettacoli di varietà, rappresentazioni teatrali e proiezioni  che attiravano tantissimo il pubblico avellinese. Dominante in questo periodo fu la figura di Giuseppe La Serra attore teatrale e drammaturgo chiamato da Agostino Giordano ( nel 1910 ) ad aprire in Avellino un’altra sala, il ‘’Teatro Giordano’’, per proporre un’alternativa al popolare e frequentato ‘’Politeama’’ di cui La Serra fu per anni  il direttore artistico. A questa fortunata avventura intrapresa da Giordano seguì l’utilizzo dell’ex dogana a sede cinematografica stabile battezzata prima ‘’Cinema Pate’ ‘’, negli anni 10’ , e poi ‘’Cinema Centrale’’ nel 1913’’. Successivamente  diventerà  il popolarissimo ‘’Cinema Umberto’’.

Generoso Vella