Transumanza e Unesco: è ora di programmare il nostro sviluppo culturale ed economico

All’indomani dei festeggiamenti dell’Italia per il riconoscimento della transumanza quale Patrimonio culturale immateriale da parte dell’UNESCO, vorrei fare qualche considerazione sull’importanza delle scelte strategiche che possono valorizzare il nostro patrimonio culturale o distruggerlo.
 
La transumanza è una tradizionale migrazione di bestiame che interessava buona parte della provincia, come dimostra la candidatura portata avanti dal comune di Lacedonia (faccio i complimenti al sindaco per questo) e la presenza di tratturi o tratturielli in molte delle nostre vallate.
 
In particolare, il tratturo Pescasseroli-Candela, uno dei più importanti d’Italia, attraversa tutta la valle del Cervaro, toccando i territori di Casalbore, Montecalvo, Ariano, Villanova e Zungoli. Territori che sono interessati dal progetto di un nuovo parco eolico (che dovrebbe nascere nelle campagne di Difesa Grande) e dalle voci che vorrebbero nella stessa area la costruzione di un biodigestore. Senza dimenticare la presenza di due discariche (Difesa Grande e Pustarza) e di altri parchi eolici già installati.
 
Sarebbe il caso di fermarci un attimo e di ragionare insieme su quale futuro immaginiamo per le nostre terre. L’UNESCO, riconoscendo la transumanza come patrimonio culturale dell’umanità, conferma quello che cerchiamo di dire da molto tempo: le nostre aree interne, pur soffrendo carenze infrastrutturali ataviche, custodiscono un patrimonio che dovrebbe essere difeso, valorizzato e, se possibile, sfruttato da un punto di vista turistico ed economico. Basterebbe mettere insieme le risorse umane ed economiche che abbiamo e programmare un piano serio di salvaguardia e promozione del nostro territorio, che non guardi all’immediato ma che abbia un respiro quanto meno ventennale.
 
Prima di procedere alla distruzione del nostro unico ambiente rurale, quindi, mi appello alla sensibilità di tutti gli amministratori dell’area perché si possa avviare una serena discussione sul tema e perché si possa finalmente programmare uno sviluppo culturale ed economico, senza rassegnarsi ad essere la pattumiera della regione prima e della provincia dopo.
 
Auspico, inoltre, che si proceda alla creazione di un tavolo di lavoro in Provincia di Avellino. Invito il Presidente Biancardi a farsi promotore, insieme al sottoscritto, e con la possibile collaborazione di Regione e Ministero, di un coordinamento tra diversi progetti annunciati ma mai realizzati, dai GAL al Progetto pilota. È necessario che gli amministratori irpini inizino a ragionare in una logica di rete. Non sono più concepibili divisioni interne tra alta Irpinia, Valle Ufita e Avellino: da Savignano a Lauro, bisogna mettere a sistema le risorse della nostra provincia, iniziando a programmare interventi sostenibili e coerenti con il sistema produttivo, il paesaggio, la cultura e l’identità di ogni angolo di Irpinia.