“HO.ME” ad Avellino per un giorno, ricco appuntamento per la città irpina

“HO.ME” il nostro spettacolo vincitore della III Edizione del Bando AMAPOLA R-esistenze Creative della FE Fabbrica dell’Esperienza a Milano dove ha debuttato il 17 settembre 2016, che ha aperto (la) seconda stagione “Mutaverso Teatro” a Salerno il 20 gennaio 2017, prima di andare al KulturFestival Italia il 14 maggio ad Heidelberg (Germania) fa finalmente la sua tappa ad Avellino presso l’Auditorium del Conservatorio “Domenico Cimarosa” il giorno giovedì 4 maggio 2017
Due repliche, la prima alle 10,30 dedicata alle scuole, la seconda, un serale, alle 21 per tutti. Abbiamo espresso il nostro pensiero  per l’esigenza che oggi sentivamo di parlare nella e alla nostra città, prima di essere ascoltati in Germania.
Ricevere qualcuno o qualcosa significa anche: accettare.
L’accoglienza è un’apertura: ciò che così viene raccolto o ricevuto viene fatto entrare, in una casa, in un gruppo, in se stessi.
Accogliere vuol dire mettersi in gioco, qualcosa di più della semplice ospitalità, che può essere anche solo una formalità.
Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro.
Lo spettacolo non vuole offrire soluzioni ma indagare le cause che hanno portato ai fenomeni che viviamo. Pone semplicemente l’attenzione sul concetto dell’accoglienza, sottolinea l’incapacità dell’uomo di accogliere l’altro, di comprenderlo e di accettarlo. Difficoltà create da vari fattori, dai pregiudizi come dalla paura.

E’ importante parlarne ai ragazzi perché loro costituiranno la società che verrà, che sta arrivando e che deve dirigersi verso una idea diversa da quella che viviamo oggi.
Una società che esclude, allontana, separa, divide, giudica, non è la società dell’accoglienza. Semplicemente porre lo sguardo non sulla diversità, ma puntare sul concetto di accoglienza. Chi va via dal proprio paese fugge dalla guerra, dalla fame, dal dolore, ma lo fa con sofferenza, sono uomini pieni di speranza che partono per salvare chi resta a casa ad aspettarli, noi vogliamo interrogarci sulla paura e sulla diffidenza ed offrire spunti di riflessione, porre l’attenzione sul valore delle nostre azioni e scelte nei confronti dell’altro, non necessariamente straniero, o meglio, l’altro è sempre straniero perché profondamente diverso da noi, ma non per questo merita di essere allontanato, giudicato, abbandonato.
Bisogna riflettere su tutte quelle volte che ci siamo sentiti estranei, inadeguati, distanti, e trovare lì le radici della diffidenza, della paura dell’altro.

Una città affacciata sul mare, una collina da cui si avvistano balene, mucchi di scarpe senza più padrone e una vicina che se ne va in giro con un fucile carico. Questa è la vita delle due sorelle di HO.ME. Una vita fatta di certezze e di divieti mossi da un atavico terrore nei confronti di tutto ciò che è diverso. Un giorno, però, dal mare arriva una straniera.
HO.ME racconta di come l’uomo, in un mondo sempre più ostile, tenti di proteggersi da una fine che sente imminente.
I personaggi di HO.ME inventano stratagemmi per sentirsi più sicuri e, così facendo, diventano ogni giorno più soli. Trattengono le redini con forza quando invece basterebbe solo lasciarsi andare, lasciar andare. [Valentina Gamna]