ZiaLidiaSocialClub: doppio appuntamento con il cinema d’autore per celebrare la donna

In occasione della festa della donna doppio appuntamento questa settimana con lo ZiaLidiaSocialClub e il cinema d’autore. Si parte proprio l’8 marzo con la proiezione alle ore 20 di Libere Disobbedienti Innamorate  – In Between di Maysaloun Hamoud  presso il TILT ad Avellino.
Opera prima franco-israeliana che rientra negli eventi speciali promossi dall’associazione per quest’annata cinematografica. Un film che invita il pubblico, soprattutto quello occidentale, ad andare oltre i soliti pregiudizi mostrando la vita di tre donne arabe alla continua ricerca della propria identità e libertà. Il film ha conseguito numerosi riconoscimenti in particolare ai festival del cinema di Toronto, San Sebastian e Haifa.
Si prosegue Venerdì 9 marzo, ore 20.00, al Cinema Partenio che ospiterà il secondo appuntamento del ciclo “la Voce dell’Autore” con il regista Claudio Casazza, autore di Un Altro Me presentato alla cinquantasettesima edizione del Festival dei Popoli di Firenze il 25 novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Interverranno, oltre al regista, l’avvocato penalista dell’Ordine forense di Avellino Benny De Maio e la criminologa del CIPM di Benevento Manuela Cardone per stimolare un proficuo dibattito e una profonda riflessione con il pubblico sui contenuti suggeriti dal film.
“Ho deciso di seguire un anno intero di lavoro tra l’equipe dell’Unità di Trattamento Intensificato per Autori di Reato Sessuale del CIPM e i detenuti “abitando” i luoghi delle riprese e girando con una troupe minima che non interferisse con quanto accadeva. Credo che il documentario non rappresenti solo un dialogo a due che si instaura tra condannati e terapeuti, ma è costantemente un dialogo anche con lo spettatore perché ciascuno possa farsi delle domande, avere il proprio percorso di consapevolezza e trarne le considerazioni che vuole.” Afferma Claudio Casazza.
Un altro me è un documentario girato nel carcere di Bollate, che segue per un anno l’attività di un’ unità di trattamento intensificato per autori di reati sessuali: un progetto sperimentale di terapia di gruppo che cerca di risolvere i problemi e fermare le recidive. L’idea è quella di intervenire su questi assoluti reietti sia della società civile sia di quella carceraria, per evitare che la loro natura di tabù li accompagni per sempre e favorisca le recidive: una sconfitta per la società, per il sistema penale, per la psicologia italiana e per le future vittime.
Se la questione della violenza sulle donne è uno dei temi del quale più si discute nel tentativo anche legislativo di combattere il dilagare di una simile aberrazione sorprende il coraggio con cui il regista si affaccia sugli abissi dell’indicibile e riesce a dargli voce senza omissioni né censure eppure in grado di mettere in luce l’umanità del male – quella che gli stessi carnefici si riconoscono nel corso delle loro disquisizioni – senza mancare di rispetto o diminuire il dolore inferto alle donne che lo hanno subito.
Sergio, Gianni, Giuseppe, Valentino, Carlo, Enrique sono tra i condannati per reati sessuali, definiti ‘infami’ nel gergo carcerario, che, una volta usciti dopo anni o mesi di isolamento in carcere, rischiano di commettere nuovamente lo stesso crimine. Un’equipe di psicologi, criminologi e terapeuti sta portando avanti anche con loro il primo esperimento in Italia per evitare il rischio che le violenze siano compiute ancora. Un anno accanto a loro per capire chi sono, cosa pensano e quali sono le dinamiche profonde di chi ha commesso un reato sessuale e mostrare che un cambiamento è possibile. Dopo la visione del film è previsto l’incontro-riflessione con il pubblico.