Di Giacomo (SPP): “Non basta riconoscere che il paese chiede maggiore sicurezza in carcere e fuori”

Riceviamoe pubblichiamo: “Non basta, come ha fatto ieri il Premier Gentiloni intervenendo alla cerimonia di avvicendamento al Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, riconoscere che il Paese chiede maggiore sicurezza. La sicurezza si garantisce con atti concreti a partire dalle carceri dove ogni giorno si verificano 12 aggressioni nei confronti di agenti di polizia penitenziaria. Si continua ad impartire ordini dal carcere come ultimo ma non ultimo il detenuto di Bologna che con il telefonino disponeva le quote di pizzo
da far pagare ai commercianti. E’ quanto sostiene il segretario generale del S.PP. (Sindacato di Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo aggiungendo che “la grave situazione delle carceri italiane è lo specchio della sicurezza in Italia”. Picchiare un poliziotto significa picchiare lo Stato come purtroppo accade nelle periferie di Napoli ad opera di baby gang o in altre grandi città ad opera di immigrati che nonostante la diminuzione degli sbarchi nel nostro Paese, sbandierata dal Ministro dell’Interno Minniti come un “successo”, continuano a delinquere sino ad impossessarsi di stazioni ferroviarie, strutture abbandonate e interi quartieri.
Il 2017 per la sicurezza – continua Di Giacomo – dunque si è chiuso sotto il segno “meno”: meno sicurezza nelle carceri dove con la riforma penitenziaria di Natale voluta dal Ministro Orlando si passa dal «regime celle aperte» a quello della “libertà anticipata per tutti” e meno sicurezza fuori per i cittadini per effetto diretto della detenzione negata a numerose categorie di malviventi italiani ed extracomunitari. E’ prevalsa la tesi “libertà anticipata per tutti”, incremento delle cosiddette “misure
di comunità” e niente carcere per chi commette reati considerati “minori” come scippi, aggressioni persino a casa dei cittadini. Una riforma destinata ad accrescere la gravissima preoccupazione dei cittadini (soprattutto se anziani che vivono da soli) sulla sicurezza a casa propria o nel proprio negozio. Accade – sottolinea Di Giacomo – proprio quello che stiamo denunciando da troppo tempo: si acuisce la confusione tra carnefici e vittime, perché si pensa a svuotare le carceri, a rendere
migliore la vita di chi è detenuto ancora per poco, persino a pagare di più i detenuti-lavoratori, ma nessuno pensa alle vittime e alle famiglie delle vittime.
Il segretario S.PP. ha anche fortemente criticato l’aumento dello “stipendio ai detenuti” disposto dal Ministro della Giustizia Orlando. I reclusi che lavorano in carcere (svolgendo lavori di manutenzione degli edifici, in cucina, nelle pulizie) o per conto di cooperative che hanno spostato parte della loro produzione oltre le sbarre, godranno di una busta paga aumentata di circa l’83%, arrivando a una media di 7 euro l’ora. Tutto ciò mentre degli 800 milioni complessivi previsti per il
rinnovo del contratto di lavoro del Comparto Difesa/Sicurezza, fermo da un decennio, si vorrebbe riconoscere appena 97 euro medi lordi per la Polizia Penitenziaria, di fatto meno di quanto è stato riconosciuto ai detenuti-lavoratori.