Forum alimentazione, Masiello (Coldiretti): 1/4 spesa senza identità

CERNOBBIO  – “Chi non vuole la trasparenza ha qualcosa da nascondere e pensa ancora di poter sfruttare il lavoro degli agricoltori. Ben venga anche l’etichettatura d’origine obbligatoria sui derivati del pomodoro, ma ormai la strada è tracciata per tutto quello che arriva sugli scaffali. La battaglia di Coldiretti per la trasparenza è una battaglia di civiltà”. Commenta così Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti, l’annuncio del ministro Maurizio Martina al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione che si chiude oggi a Cernobbio sul lago di Como. Il presidente Masiello – presente alla sedicesima edizione insieme al direttore regionale Salvatore Loffreda e ad una delegazione della Campania – ha apprezzato le aperture al modello di tracciabilità che la principale organizzazione degli agricoltori sostiene con intransigenza.
 
“Sappiamo – sottolinea Masiello – che un prodotto alimentare su quattro nel carrello della spesa non ha carta di identità. Il consumatore non è in grado cioè di risalire all’origine della materia prima con cui è stato fatto. In particolare questo vale per salumi, succhi di frutta, confetture, carne di coniglio, carne trasformata, frutta e verdura trasformate, pane. L’apertura del ministro delle Politiche Agricole sui derivati del pomodoro traccia una nuova strada nel rapporto trasparente con il consumatore e che garantisce il reddito degli agricoltori. Abbiamo visto l’effetto sul valore del latte dopo l’etichettatura obbligatoria e lo vedremo anche sul grano quando toccherà alla pasta. Coldiretti sostiene questo approccio perché non ne fa solo una battaglia corporativa. Un consumo consapevole ed informato è un diritto dei cittadini. Come ha sostenuto Carlo Petrini, sapere cosa mangiamo è un diritto inalienabile. Il consumatore non va ingannato, così come non vanno ingannati gli agricoltori giocando sul crollo dei prezzi delle materie prime importandole dall’estero e poi rivendendo prodotti con su scritto made in Italy. Oltre ad essere fatto in Italia, vogliamo che si sappia se quel prodotto è nato in Italia. Un giorno sulle etichette potremmo scrivere ‘born & made in Italy’”.
 
Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per quella trasformata in salumi, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi, le conserve di frutta o le marmellate per il miele ma non per il pane, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere – sottolinea la Coldiretti – di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie anche con una profonda revisione delle norme sul codice doganale. Un’esigenza anche dinanzi a rischi alimentari – spiega la Coldiretti – in una situazione in cui sono stati 2.925 gli allarmi scattati nell’Unione Europea con la Turchia che è il paese che ha ricevuto il maggior numero di notifiche per prodotti non conformi (276), seguita dalla Cina (256) e dall’India (194). L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004.
 
L’Italia, sotto il pressing della Coldiretti, ha fatto scattare dal 19 aprile 2017 l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati, dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo made in Italy, mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario – continua la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Da aprile è in vigore l’etichettatura d’origine per latte e derivati, mentre il prossimo passo – conclude la Coldiretti – è l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’origine per il riso e per il grano impiegato nella pasta.
L’ETICHETTA DI ORIGINE SULLA SPESA DEGLI ITALIANI
Cibi con l’indicazione origine                    E quelli senza
Carne di pollo e derivati                               Salumi
Carne bovina                                                  Carne di coniglio
Frutta e verdura fresche                              Carne trasformata
Uova                                                                Frutta e verdura trasformate
Miele                                                                Pane
Passata di pomodoro
Pesce
Extravergine di oliva
Latte/Formaggi
Pasta (in itinere)
Riso (in itinere)
Derivati del pomodoro diversi da passata e sughi pronti (in itinere)
 
FONTE ELABORAZIONI COLDIRETTI