Arezzo wave love festival 2017 no future without music!

Quarto appuntamento in Campania con le selezioni regionali valide per la partecipazione alla nuova edizione del concorso Arezzo Wave Love Festival 2017, il primo concorso live in Italia, sia per capillarità sul territorio, sia per numero di band iscritte (1496 la cifra record raggiunta dal contest).
Giovedì 4 maggio presso il Black House Blues di Avellino (Via Annarumma, 92) a partire dalle ore 22:00 e con ingresso gratuito le band in gara si contenderanno un posto sul prestigioso palco della finalissima di Milano (il prossimo 23 e 24 giugno).
Protagonisti dell’evento saranno: Gabriele Mancino, Godo’, Candybag e Retrò Maison.
Info e dettagli su www.arezzowave.com
 
GABRIELE MANCINO
“Gabriele è un musicista poliedrico, interessato alla musica tutta, intesa come strumento capace di raccontare storie, denunciare abusi, calmare ed agitare l’animo delle persone. Si avvicina alla musica all’età di 9 anni, cominciando gli studi di chitarra classica ed appassionandosi al blues: i suoi primi ascolti vanno da John Lee Hooker a Jeff Beck. Mostra interesse per la storia della musica classica e quella folk con radici balcaniche e gaeliche. Contemporaneamente, per influenza paterna fa la conoscenza di grandi nomi della musica d’autore italiana: Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Lucio Dalla, Giorgio Gaber. Il piccolo Gabriele cerca di carpirne i segreti, di imitarne le voci e di addentrarsi nella stilistica e poetica proprie di ognuno. In età più matura riesce a sintetizzare questi stimoli in un proprio stile personale, ispirandosi alla figura di Piero Ciampi: la sua lirica, l’espressività e, al contempo, l’ironica amarezza dei suoi testi sono motivo di riflessione e desiderio di miglioramento continuo.
Ha 13 anni quando si avvicina ad uno strumento che lo affascina e di cui diviene discepolo: il violino. Inizia gli studi con il maestro Michele Gaudino, proseguendo con Valentina Montuori. Attualmente, studia sotto la guida di Alberto Maria Ruta.
Gli insegnanti forniscono a Gabriele le basi tecniche e teoriche, che ancora approfondisce nel corso del suo studio costante. Il violino è lo strumento che, secondo lui, meglio riesce ad esprimere la sua personalità, nei suoi toni alti e vibranti come in quelli cupi e pesanti.
Compone brani di musica strumentale e sperimenta le possibilità della loop machine,accompagnando a questa fase di composizione, che dura tutt’ora, una passione per il teatro e la recitazione nei brani musicali.
Comincia la sua gavetta esibendosi dove e quando può: non importa che il suo palco sia la strada, la festa di amici, il pub della città o un festival musicale. L’importante è suonare. La musica diventa una costante della sua vita: così si esibisce in Italia ed all’estero, in Irlanda, durante il suo lungo soggiorno di lavoro, fino al 2008.
Tornato in Italia, si apre alla musica popolare: napoletana, calabrese, pugliese, tradizionale. Fa parte dei Dionisos Trio, trio di musica popolare di Monte di Procida, in cui suona chitarra, violino, fiati. Ne apprezza la genuina freschezza e l’allegro entusiasmo.
Suona in diversi gruppi, tutti impegnati a cantare proprie opere piuttosto che fare cover di pezzi conosciuti: è la chitarra dei Genis, band di musica rock; collabora nel progetto dei Desert Clouds, trio indie – rock, in cui si esprime con chitarra, violino e fiati. Decide, poi, di dedicarsi al cantautorato in proprio, mettendo su pentagramma esperienze e pensieri: in italiano ed in inglese, Gabriele canta la vita di ogni giorno, racconta storie di uomini e donne soli, creativi, fuori dagli schemi, grigi, innamorati, veri.
Dal 2008 ad oggi ha partecipato al contest Fire Factory (2010) ed a diverse manifestazioni, tra cui: Festival della musica di San Giorgio a Cremano (2010), notte bianca di Agropoli (2010), premio Michele Sovente (2011), Festival di Cinema e Diritti (2011), Mirabilis Festival (2012), Passion Show (2012), collaborando con artisti flegrei come Mimmo Borrelli, Michele Schiano, Geremia Longobardi e Antonio Della Ragione della Marina Commedia. Ha vinto il Premio della critica per il concorso cantautoriale “Raffaele Spasari” (2012), organizzato dall’associazione culturale Bagnoli Power. In giuria, musicisti (Nino Buonocore, Lino Volpe) e giornalisti (Reika Hinch, Elena Pontoriero).
Con il nome di Baluar pubblica un ep dal titolo l’eppì.Lavora successivamente ad un duo con Francesco di Costanzo al sax alto e lui dietro la batteria e alla viola.Il duo inizialmente chiamato Bow kiver,si trasforma ed evolve in Moloc,che è decisamente più aggressivo.Così anche le loro sonorità miste dal sentore jazz è dalle caratteristiche stilistiche low- fi,crudi,rabbiosi e teneri.Il duo Moloc come il precedente è strettamente performativo e non incidono niente.Prosegue con una nuova esperienza di scrittura in inglese dove pubblica “Songs for Sofà” con il nome di Don Thomàs .Attualmente lavora ad nuovo disco che intende pubblicare in copia fisica dal titolo ”Stato Corneo”previsto per in uscita ad Ottobre 2017.
 
GODO’
Donato Barbato, classe 1985, una laurea in Giurisprudenza e la passione per la musica e la scrittura. Studi di chitarra classica precocemente immolati sull’altare del diritto. Un forte legame con Acerra, città in cui sono cresciuto, e con Napoli, dove vivo e lavoro. Ho scritto e scrivo per giornali e magazine, prevalentemente di musica e cultura.
Per molti anni ho alimentato il mio desiderio di canzoni seguendo la scena cantautorale italiana, Rino Gaetano su tutti, e quella anglosassone (Dylan e affini ma anche Lennon e Cat Stevens) e ho aspettato.
Poi è arrivato Godo’. Godo’ paradossalmente è un progetto contro l’attesa, lo smarrimento e la disillusione.
La sua gestazione è stata alquanto confusa, costruita nel tempo e venuta fuori a piccoli sorsi per poi esplodere ad inizio 2016 con numerosi live set e concerti, varie partecipazioni a festival (Pozzuoli Folk Fest 2016, Estate Acerrana, selezioni Premio Lauzi, selezioni Premio Calise) collaborazioni e openact (Camera d’Autore, Non solo cantautori, Tommaso Primo/Fede’n’Marlen). Opener della data napoletana del Tour di Modena City Ramblers. Vincitore di una menzione speciale da parte della Vittek Records nel contest de LaFame dischi “Le canzoni migliori le aiuta la fame 2016/17” ha visto entrare un suo brano nella Euroindiechart e in 70 radio di 26 paesi nel mondo, nonchè finalista de “LaClinica dischi contest 2017.”
Godo’ nasce dal bisogno di lottare contro il tempo, provando a fotografare il presente e immaginare il futuro. Un progetto acustico, folk, talvolta sorretto da sonorità elettriche, fatto di piccole storie quotidiane, personali e collettive che si ramificano rifiutando l’immobilismo. Sostengono il progetto e mi accompagnano nei live i musicisti Simone Zaffiro (Cori/Chitarra) – Fernando Marozzi (Cori/Violino) – Fabio Gerardi (Basso) – Gianluca Zenga (Batteria/percussioni) Suono, canto e racconto. Nell’attesa.
 
CANDYBAG
Candybag è un progetto musicale di Vincenzo Adduci, coadiuvato da alcuni musicisti che sono anche i suoi migliori amici.
Offrono un particolare tipo di power-pop influenzato dalle melodie italiane degli anni ’60 oltre che dai classici internazionali del genere.
 
RETRO’ MAISON
I Retrò maison nascono nel freddo inverno del 2009 da un’idea di Domenico Lizza, Cristiano La Selva e Fabio Pisaniello. Reduci da altre esperienze musicali anche importanti, uniti dall’amore per il “fuzz groove” e per le vecchie pellicole italo/francesi, decidono di investire in un progetto ambizioso che riesca ad accomunare e valorizzare le potenzialità di questa nuova formazione.
I tre iniziano a riunirsi sul retro della casa di Domenico nei pressi del convento francescano, dove erano soliti rovinare la messa domenicale.
Nonostante le grosse difficoltà nel canalizzare su un binario comune le numerose idee, si riesce sin da subito a lavorare su un ottica comune. La combinazione delle varie influenze musicali, nonché delle diverse personalità dei tre musicisti è la chiave di volta per il gruppo che riesce a fondersi con estrema naturalezza. Retrò maison spazia dal vecchio al post moderno, dall’indie all’elettronica, dall’analogico al digitale, amalgamando il tutto in chiave sperimentale/futuristica senza però trascurare il colore tipico del suono sintetizzato retrò/vintage anni 60/70.
L’indole è certamente di matrice convulsa e tormentata, la musica è dirompente e come un fiume in pena è mossa da un’inarrestabile energia che sfocia in un mare aperto. Le numerose dissonanze, le grida isteriche e l’incessante spinta ritmica sono legate da una delicata introspezione e un’attenta analisi su ciò che ci circonda, sul passato, le esperienze di vita e i ricordi che portano talvolta alla quiete dell’animo. Dopo numerosi sacrifici il gruppo è riuscito a pubblicare, in modo del tutto autonomo, il suo primo lavoro discografico anche grazie alla collaborazione dell’amico e batterista Giuseppe Lamberti. “Distillati vari” non è solo l’espressione dei retrò maison, è soprattutto il loro passato, gli sforzi del presente e si spera, il loro futuro.
La formazione attuale del gruppo non è quella originaria: alla chitarra e alla voce rimane Cristiano La Selva, Domenico Lizza va alla batteria, entra prima un nuovo componente, in un caso di omonimia Fabio Pisaniello al basso e tastiere, ed un nuovo componente poi, Emilio Viscione al synth.
Dopo l’uscita di Distillati vari il gruppo prende una pausa, una sorta di ritiro spirituale per poter perfezionare le sonorità curandole ed ampliandole donando ai pezzi un flow più tondo e d’impatto. Anni, questi, presi e spesi a rieducare un figlio indisciplinato, accompagnandolo in un nuovo cammino di esplorazioni e sperimentazioni.
Sono gli stessi componenti a camminare parallelamente al progetto creato in precedenza in modo da poter spingersi ancora più in là e vedere fin dove si può arrivare: senza confini prestabiliti, senza restrizioni, in un andare a largo e tornare a riva, così come un’onda, una pura onda sonora che li sta portando alla realizzazione del nuovo album in uscita nel 2017.