A Lapio allestito presepe presso la confraternita di San Giuseppe a Lapio

Quest’anno il Natale di Lapio presenta alcune novità di pregio, che offrono al visitatore un originale percorso tra le tradizioni  e le tipicità del paese. E così, se l’albero enologico di piazza sant’Antonio, realizzato dallo scenografo Maurizio Iannino, esalta la produzione vitivinicola locale apprezzata in tutto il mondo, nella chiesa della confraternita di San Giuseppe si può ammirare un nuovo artistico presepe, fortemente voluto da tutti i membri del sodalizio, come ricorda con orgoglio il priore Pietro Riccelli: “dopo aver recuperato e restaurato i nostri antichi pastori, grazie al contributo della fondazione Ottavio Clemente, oggi abbiamo pensato di inserirli in un presepe realizzato ex novo, che ripropone scorci, uomini ed atmosfere del nostro paese”. Non a caso, al centro della scena ritroviamo un’accurata riproduzione dell’antico tiglio di piazza Filangieri e più in là,  ben visibile in un angolo, il pozzo ottagonale del castello: entrambi gli elementi sono simboli importanti della storia civile lapiana. I pastori  furono fortemente voluti, nel secondo Ottocento, dall’allora priore Beniamino Anzalone, pioniere della tradizione teatrale, che  li acquistò a più riprese a Napoli, tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Ottanta. Grazie alla sua attività i riti natalizi della confraternita  divennero particolarmente suggestivi: per questo, a chiusura della novena, l’intera comunità vi accorreva  per vivere l’emozionante rito del bacio al Bambino. Con la fine della vicenda artistica e umana di Anzalone, il presepe del sodalizio cominciò a decadere, cedendo il passo a quello altrettanto suggestivo della chiesa del Carmine, allestito per la prima volta nel  Natale del 1894 ed  ancora oggi ammirato nell’ipogeo di quella chiesa. Ricordiamo, infine, che i benemeriti artefici del risorto presepe di San Giuseppe sono: Erminio Trodella ed Antonio Pesa per le strutture il legno; Pietro Riccelli per il decoro pittorico; Giuseppe Colella e Giuseppe Caprio per l’impianto elettrico; Carmine Membrino per gli arredi in ferro.