Giornata Mondiale del Rifugiato. Il prefetto Morcone interviene a Caserta

In occasione della prossima Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno, il Movimento Migranti e Rifugiati di Caserta, il Centro Sociale ex Canapificio, il Comitato Città Viva, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S.Pietro”, in collaborazione con l’Ufficio Migrantes e l’Ufficio Caritas diocesano, hanno organizzato tre eventi con lo scopo di provocare la partecipazione e sensibilizzare il maggior numero possibile di persone sull’antirazzismo e sull’accoglienza.
–                     Giovedì 16 giugno 2016, alle ore 17:30, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Diocesana, si terrà un incontro pubblico dal titolo “Accoglienza e diritto alla Protezione Umanitaria”, in cui le associazioni laiche ed ecclesiali si confronteranno con il Prefetto Mario Morcone, Capo Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno.
–                     Sabato 18 giugno 2016, alle ore 09:30, si terrà una mobilitazione che partirà dalla stazione ferroviaria di Caserta e giungerà alla Prefettura, con lo scopo di far sentire, ai cittadini e alle istituzioni, la voce di chi chiede la dovuta considerazione ai diritti e alla dignità di tutti.
–                     Martedì 21 giugno 2016, dalle ore 09:30 alle 13:30, presso il Dipartimento di Scienze Politiche SUN di viale Ellittico – Caserta, si terrà un Convegno dal titolo “La presa in carico del richiedente asilo e rifugiato tra diritto alla salute e protezione internazionale”.
L’intento di queste tre manifestazioni non è una sterile commemorazione, ormai è evidente a tutti che la morte di migliaia di esseri umani innocenti (è bene ribadirlo innocenti bambini, donne e uomini), durante questi viaggi disperati non è questione di disgraziata inevitabilità. Guerre, dittature, sfruttamenti, conflitti sociali, economici, religiosi o tribali nei paesi del medio oriente e dell’Africa, maggiormente sub-sahariana, sono la causa principale dei flussi migratori. Costruire muri e sbarramenti equivale a fermare un treno in corsa con le mani. Con la differenza che a finire male sono i viaggiatori. Non è accettabile, c’è bisogno di un salto culturale verso l’umanizzazione dell’accoglienza, innanzitutto, e verso il “ripristino” delle condizioni minime di esistenza in quei paesi maggiormente bisognosi.