A Castellarte il teatro è denuncia ma anche graffiante ironia con gli spettacoli del Co.C.I.S. e CG Teatro

Domani si alza il sipario sulla XIX edizione di Castellarte Festival Internazionale di Artisti IN Strada che spiega le vele della creatività nel segno dell’Esodo verso una “Destinazione ignota”.  Il più importante busker festival del centro-sud si prepara ad accogliere gli oltre 50.000 visitatori, che giungeranno da ogni parte della Campania, con la sua ricetta a base di: territorio, arte circense, musica, teatro, artigiani, mostre, installazioni e iniziative speciali ed enogastronomia a “chilometro zero”.
Dal 27 al 29 luglio, Capocastello, il borgo medievale di Mercogliano, si trasfigura per accogliere, nelle piazzette e vicoletti trasformati in altrettanti palcoscenici, le star dell’arte circense internazionale, della musica, mostre e teatro d’impegno civile. Da anni, ormai, il Festival è tematico e, nel suo sottotitolo, racchiude un tema sociale. Quest’anno si parla di “Esodo, destinazione ignota”, con riferimento all’emigrazione dall’Irpinia di migliaia di giovani altamente scolarizzati, un’emorragia che impoverisce il territorio e lascia scivolare via il futuro.
Quest’anno in campo un cast artistico eccezionale, per rispettare il patto di ferro con il suo pubblico che ha solo due regole: qualità e originalità. Ricchissimo il programma che proporrà tanta musica con: Lord SassafrasCamillorèFantomatik Orchestra, I Matti delle Giuncaie, Quebradeira, Roots Defender, Dixie & co, Anima Nova, Billly Cerch & The rock’n’roll cornflakes, Makàrdia, Hotel Garni e, solo domenica 29, Zibba & Almalibre. Punto di forza di Castellarte è da sempre l’arte circense, quest’anno declinata come nouveau cirque e arte aerea con: Dino LampaDjuggledyDare d’artCirco Pitanga, Circo Activo, Circo PuntinoPopov KaponskyFive Quartet Trio.
Tutto irpino il cast teatrale con il Co.C.I.S. e CG Teatro. “1980 cronaca tragicomica di un anno” è il titolo dello spettacolo, scritto e interpretato da Paolo Capozzo, che il Co.C.I.S. mette in scena con la regia di Gianni Di Nardo.
“E’ uno spettacolo – spiega Paolo Capozzo – che prende spunto dalla vita di un adolescente durante l’anno che, per noi irpini, resta “l’anno del terremoto”, si è creata, infatti, una frattura tra un “prima” e un “dopo” quell’avvenimento. In un percorso che rasenta la teatro terapia, infatti, nella narrazione sono miscelati riferimenti alla politica, alla cronaca con le esperienze tragicomiche di un adolescente, sospinto dagli ormoni e alla ricerca di ben altre avventure rispetto a quelle che si troverà a vivere”.
Oltre alla brillante scrittura dello spettacolo, che ha vinto numerosi premi nazionali, e alla dirompente energia del protagonista Paolo Capozzo, lo spettacolo assume la sua forma compiuta grazie alla regia di Gianni Di Nardo.
“Gianni è stato decisivo in questo spettacolo – termina Capozzo – soprattutto nella parte che riguarda la creazione delle situazioni a contorno del racconto del protagonista; testimonianze video, musicali, fotografiche, documenti originali del 1980, riproposti in modo graffiante e dinamico, com’è nel suo stile da sempre”.
Intenso ed emozionante lo spettacolo di CG Teatro dal titolo “Voglio ancora sparare a un aquilone”, liberamente tratto dal regista Gaetano Battista da “Picccolo delirio manicomiale” di Annibale Ruccello e interpretato da Clif Imperato.
“L‘idea dello spettacolo – spiega Gaetano Battista – nasce dall’esigenza, manifestatami da Imperato, di mettersi in gioco con un lavoro diverso e intenso a cominciare dalla preparazione dell’attore. Entusiasta del mio monologo sulle morti bianche “Candido”, rappresentato con successo in tutta Italia, Clif mi ha chiesto espressamente di creare questa performance in cui l’attore in scena diventa il fulcro di una forza emotiva enorme”.
Drammaturgo tra i più interessanti della contemporaneità campana, Annibale Ruccello è stato per l’autore e regista un modello da amare ma anche da ricreare.
“Ruccello è stato un drammaturgo di bravura eccelsa – continua Battista – ma il problema principale è stato appunto staccarsi da lui, dalla sua idea, creare qualcosa di nuovo, di forte, di carattere e caratura emotiva. Ecco perché ci siamo staccati completamente dal testo e dalla storia e abbiamo creato un personaggio nuovo, un uomo come tutti noi costretto a vivere la pazzia come una cosa anormale”.
Come già accaduto per altri giovani artisti irpini Castellarte è un palcoscenico importante, una vetrina particolarmente affascinante per esaltare le caratteristiche di uno spettacolo.
“Castellarte è un punto d’incontro ormai mondiale – conclude Gaetano Battista – per tutti, e soprattutto per noi irpini è un esempio chiaro di come si possa fare cultura anche con le forze di un piccolo centro. Noi siamo onorati di poterci confrontare in questa piazza e in questo evento. Spero che Castellarte possa diventare una fucina di artisti, una scuola, un punto di riferimento e di crescita, un centro aperto anche nelle altre stagioni dove si possano creare laboratori creativi dove poi si possano dare attenzione e spazi a chi fa questo di mestiere o a chi vuole imparare, insomma un punto di riferimento per tutti noi che quando torniamo a casa vorremmo sentirci più a casa nostra anziché essere accolti sempre con un po’ di distacco nel proprio mondo”.
Da visitare anche le mostre fotografiche di Antonio BergaminoFrancesco Chiorazzi, le botteghe artigiane selezionate da Animarte, i “Salotti delle idee” curati da Piueconomia.it e le Aree del Gusto curate dall’Associazione Castellarte e dai fratelli Grieco, al secolo “I Santi”.  Media partner della manifestazione è il Gruppo Lunaset Campania.